Luca Annoni ci racconta il suo nuovo singolo Riflessi

Luca Annoni
Luca Annoni

Il cantautore brianzolo Luca Annoni ci racconta il suo nuovo singolo Riflessi, da poco fuori su tutte le piattaforme digitali

Ciao Luca, innanzitutto ti facciamo i nostri auguri per l’uscita del tuo nuovo singolo Riflessi. Cosa puoi dirci a proposito di questo brano?

Ciao ragazz*! Innanzitutto, grazie per gli auguri. Riflessi per me è un momento di
cambiamento. Musicale, sonoro, d’atmosfera. E soprattutto umano, ovviamente. Per me è
una canzone catartica perché parla del momento in cui decidiamo di non vedere solo i
nostri riflessi peggiori quando ci guardiamo allo specchio. Sono consapevole che siano i
riflessi che hanno la forza di gravità più alta. Ed è fondamentale vederli e starci dentro,
anche per molto tempo. Ma poi deve esserci anche il tentativo di guardare anche la parte
migliore di noi che lo specchio ci restituisce, decidere che possiamo costruire il nostro
futuro – e la nostra persona – proprio su quella parte migliore. O almeno possiamo
impegnarci al massimo per farlo. “La strada che tu sceglie per andare in fondo fa parte del
tuo modo di stare al mondo”. È una frase che ognuno dice allo specchio, guardando il suo
riflesso, questo è fondamentale.

Nella tua canzone affermi di essere “il miglior complice dello specchio”. Ci sono altri “complici” che accompagnano la tua carriera musicale?

Certo, ce ne sono tantissimi. A partire naturalmente dalla mia famiglia, che mi ha dato la
possibilità di crescere artisticamente, fin da quando ero piccolo. Poi ci sono i complici che
mi hanno affiancato nella realizzazione dei brani. Ci sono le persone che mi supportano,
che mi scrivono un messaggio, un pensiero, un’opinione, trasmettendomi moltissima
energia e motivazione. E ci sono i complici artistici, i miei punti di riferimento musicali, le
mie ispirazioni. In definitiva, è un sistema molto complesso che si muove tutto insieme.

Sappiamo che sei brianzolo. Ci sono dei posti della Brianza che per te sono importanti quando scrivi le tue canzoni?

I luoghi della Brianza sono quelli in cui passo più tempo attualmente, per cui è inevitabile
che si facciano largo nei miei testi. Nel mio primo disco, ci sono alcuni brani che sono
proprio delle fotografie dei miei luoghi, come Cambiare o Qualcosa che si è perso. O meglio, sono delle fotografie per me, ma è anche giusto che per altre persone non lo
siano, è giusto che pensino ai luoghi che appartengono alla loro vita. Poi ci sono anche
riferimenti a viaggi o posti lontani dalla Brianza, che creano un’atmosfera totalmente
diversa, anche sonora.

Quando hai iniziato ad avvicinarti al mondo della musica?

Ho iniziato fin da piccolo. Così piccolo che quasi faccio fatica a ricordarmi. Il colpo di
fulmine è avvenuto con la chitarra, ma poi nel mio percorso ho provato un po’ di tutto. Ho
studiato canto, qualcosa di pianoforte, mi sono diplomato in batteria. Insomma, ho provato
a vivere la musica nel modo più ampio possibile.

Raccontaci l’esperienza musicale più bella vissuta finora

Mah, guardate, alla fine ho tantissime esperienze meravigliose nel mio bagaglio. E
soprattutto, grazie proprio al mio percorso un po’ matto e vario, sono esperienze di diverso
tipo, vissute in vari contesti. Salire su un bel palco, percepire che la gente ti sta ascoltando,
passare tempo e scambiare pensieri con cantautori importanti, il brivido dei concerti – sia
quelli che fai, ma anche quelli che vai a vedere – e molti altri ancora. Mi ritengo fortunato:
queste cose le ho vissute davvero tutte. E spero ce ne saranno sempre, sempre di più in
futuro.

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