L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice, recensione: una dramedy che racconta la contemporaneità francese

L'innamorato, l'arabo e la passeggiatrice - Michel Masiero, Jean-Charles Clichet, Iliès Kadri e Farida Rahouadj (foto Satine Film)
L'innamorato, l'arabo e la passeggiatrice - Michel Masiero, Jean-Charles Clichet, Iliès Kadri e Farida Rahouadj (foto Satine Film)

La recensione de L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice, dramedy francese che racconta la società contemporanea transalpina tra paura del terrorismo e amore, con un bravo Jean-Charles Clichet

A solo una settimana di distanza da November – I cinque giorni dopo il Bataclan arriva in sala un altro film che tratta (anche) di terrorismo, ma in maniera molto più laterale e con un piglio decisamente più da commedia. L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice di Alain Guiraudie è infatti un film che cerca la brillantezza dei dialoghi e dello sguardo, che racconta di integrazione e di paura del terrorismo attraverso una storia d’amore parecchio complicata e che fa del Médéric di un bravo Jean-Charles Clichet quasi un eroe monicelliano.

Un paese tranquillo

In un paesino della Francia centrale di nome Clermont-Ferrand vive Médéric (Jean-Charles Clichet) che di mestiere non si fa esattamente cosa faccia, tranne il fatto che lavori coi computer. Un giorno Médéric si innamora di Isadora (Noémie Lvovsky), una prostituta che però è sposata con il burbero e manesco Gerard (Renaud Rutten). Un gruppo di estremisti islamici organizza un attentato nel pieno centro di Clermont-Ferrand, un attacco che provoca diversi feriti e soprattutto inasprisce il conflitto tra immigrati musulmani e cittadini francesi. Selim (Iliès Kadri), un giovane immigrato, è costretto allora a trovare rifugio proprio nel condominio dove vive Médéric e poi addirittura nell’appartamento di quest’ultimo. L’arrivo di Selim e Isadora nella sua vita sconvolgerà il mondo di Médéric completamente, mentre tutta la comunità dovrà trovare un modo per seppellire le ostilità e tornare a convivere civilmente gli uni con gli altri.

L'innamorato, l'arabo e la passeggiatrice - Jean-Charles Clichet e Noémie Lvovsky (foto Satine Film)
L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice – Jean-Charles Clichet e Noémie Lvovsky (foto Satine Film)

Uniti o divisi

Qualcuno si ricorderà sicuramente di quel Lo sconosciuto del lago che proprio dieci anni fa, con la sua carica dirompente e il suo visceralismo sia visivo che narrativo, aveva raccontato di una relazione tra un ragazzo e un uomo maturo che aveva il vizio dell’omicidio. Ne L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice (titolo decisamente peggiore dell’originale Viens, Je t’emmène) troviamo uno sguardo molto diverso, più dolce e meno distaccato, meno indagatore e chirurgico ma più vicino ai personaggi. Médéric in fondo è il ritratto dell’uomo comune che vive la propria vita e la propria quotidianità senza preoccuparsi troppo di ciò che succede fuori, quasi anestetizzato rispetto alla paura, alla sfiducia e alla paranoia continua, finché un giorno non si trova di fronte ad una scelta, deve prendere una posizione netta. Perché il lasciare entrare Selim nell’androne del condominio o meno, rappresenta una scelta. Il regista Alain Guiraudie calca tantissimo sulla contrapposizione tra noi e loro, tra francesi di nascita e di diritto e musulmani che vorrebbero esserlo ma che forse non lo saranno mai; li divide in fazioni opposte, li fa scontrare sia verbalmente che fisicamente, ne descrive le idiosincrasie svelandone le reciproche assurdità fino al momento in cui saranno costretti a doversi confrontare, a dialogare, a trovare un punto comune che poi sta proprio nell’essere figli (naturali o adottivi) di uno stesso paese. E nel rifiuto, totale e ineluttabile, di ogni possibile intolleranza.

L'innamorato, l'arabo e la passeggiatrice - Noémie Lvovsky e Jean-Charles Clichet (foto Satine Film)
L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice – Noémie Lvovsky e Jean-Charles Clichet (foto Satine Film)

Amore (im)possibile

La storia d’amore tra Médéric e Isadora, pur se inserita nel solco della narrazione e quindi mai troppo preponderante, dà anche a L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice la possibilità di parlare di violenze di genere e di amore tossico, pur non mostrandoci praticamente mai gli abusi che Isadora subisce costantemente dal marito. Médéric si ritrova però impotente e non riesce davvero a reagire, pur volendo farlo, perché il suo è un personaggio sin troppo passivo rispetto al racconto. Ecco che allora L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice procede a cavallo tra i generi pur mantenendo una forte identità di dramedy, cioè una commistione più o meno paritaria di commedia e dramma. Nonostante questo o forse proprio per questo i toni non sono mai troppo oscuri, l’amore si consuma ovunque (persino in una chiesa) e i personaggi gretti e nazionalisti a parole si rivelano poi essere molto più aperti e tolleranti di tanti altri. C’è spazio anche per l’amore omosessuale dichiarato o sottinteso nel mondo di Guiraudie, per la panseussalità ,per gli orgasmi gridati a gran voce e soprattutto per una latente, dolcissima umanità. Sottolineata, mai troppo esplicita e per questo ancora più potente. 

L'innamorato, l'arabo e la passeggiatrice - Jean-Charles Clichet (foto Satine Film)
L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice – Jean-Charles Clichet (foto Satine Film)

Vieni, ti accompagno

Prendendo in prestito la traduzione del titolo originale del film, non si può sottolineare la grandee omogeneità del cast che, Clichet a parte, può contare su una meravigliosa Noémie Lvovsky nei panni di Isadora e su una serie di comprimari di lusso come Michel Masiero e Doria Tillier. L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice è quindi un’opera imperfetta nella costruzione, nei dosaggi e nel ritmo con un primo atto che ci mette troppo a carburare, ma anche a tratti enormemente coraggiosa e potente, umanissima e dolente, con un finale inaspettato e spiazzante che contribuisce a impreziosirla. Vale la pena di vagare tra gli stretti vicoli, le piazzette e le strade un po’ arroccate di Clermont-Ferrand, perché i suoi abitanti non soltanto sono uno spaccato preciso e onesto della Francia contemporanea ma anche un po’ di tutto l’Occidente, cristiano e non. È un film gentile questo, e di film gentili ce n’è sempre bisogno.

L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice. Regia di Alain Guiraudie con Jean-Charles Clichet, Noémie Lvovsky, Renaud Rutten, Iliès Kadri, Michel Masiero e Doria Tillier, in uscita domani 27 aprile nelle sale distribuito da Satine Film.

VOTO:

Tre stelle

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