La nostra recensione di Liliana, il docufilm di Ruggero Gabbai sulla figura di Liliana Segre, la senatrice a vita scampata dall’orrore di Auschwitz e diventata una figura imprescindibile per la memoria della Shoah: opera di grande valore civile e commovente, al di là di tutto
Dopo la presentazione alla Festa di Roma arriva in sala Liliana, il docufilm che il regista Ruggero Gabbai ha costruito attorno alla vita e all’impegno politico di Liliana Segre, la senatrice a vita sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz. Per provare a gettare una luce inedita (e anche qualche ombra) su questa donna straordinaria, gabbai si affida sia alle voci dei figli e dei nipoti che l’hanno conosciuta intimamente e sia alle voci illustri di persone del mondo della cultura e dello spettacolo che con la Segre l’hanno conosciuta, come Ferruccio Bortoli, Fabio Fazio, Geppi Cucciari ed Enrico Mentana. Il risultato è un’opera di grande forza drammaturgica, commovente e soprattutto necessario, al di là di tutto.

La senatrice a tutto tondo
La testimonianza della senatrice a vita Liliana Segre parte dall’arresto, dalla deportazione e dallo struggente ultimo addio all’amato padre. Il film si basa su accostamenti, rimandi e contrasti tra il racconto storico e il ritratto contemporaneo di una delle donne più importanti del panorama italiano, mettendo in luce gli aspetti meno conosciuti della senatrice e facendo scoprire una figura culturale e politica moderna e appassionata nel trasmettere alle giovani generazioni un messaggio di libertà e uguaglianza. A raccontarla sono le voci delle persone a lei vicine: i figli, i nipoti, personaggi pubblici come Ferruccio De Bortoli, Mario Monti, Geppi Cucciari, Fabio Fazio, Enrico Mentana e i carabinieri della scorta.

Una donna libera
Se c’è una verità che emerge prepotentemente dalla visione di Liliana è che non si deve essere necessariamente in sintonia o d’accordo con alcune delle posizioni della senatrice a vita in merito alla questione palestinese (chi scrive ad esempio non lo è), perché il rispetto e la considerazione che si devono avere per questa donna prescindono dalle idee di ciascuno. Ed ecco perché fa orrore pensare che alcune persone possano averla addirittura minacciata di morte, costringendola a dover girare con la scorta (la persona più anziana al mondo a trovarsi in questa paradossale situazione) e a dover in qualche modo rivivere quell’incubo di privazione della propria libertà.
È una donna libera, la nostra, una ragazza forse rimasta in qualche modo tredicenne, forse rimasta su quel treno che la portava verso un luogo di morte assieme al suo amato padre che da quel viaggio non rivedrà mai più, forse rimasta ancora alle memorie di un’infanzia priva di quel dolore e di quell’oscurità che l’avrebbero accompagnata di lì in avanti. Un’oscurità che in qualche modo l’ha macchiata per sempre, costringendola ad un certo punto ad una confessione inaspettata come quando dei figli rivela la difficoltà nel far loro da madre preservandoli da sé stessa.
In questo ritratto che Ruggero Gabbai le dipinge Liliana Segre si mostra con tutte le sue fragilità ,la sua vulnerabilità di donna, di madre, di ebrea non credente che si aggrappa più alle tradizioni culturali che a quelle religiose, più alla speranza che alla fede. Ne esce fuori il racconto di una donna che per tutta la vita ha cercato di scappare da sé stessa e da quello che le è successo, per poi doverci fare i conti e capire che la sua storia andava raccontata, che tutta quella sofferenza andava condivisa e trasformata in carburante per la memoria storica.

Il messaggio più importante
Gabbai allora dimostra di voler provare a scavare il più fondo possibile, senza perdersi troppo in artifici narrativi e anzi cercando la massima linearità e la classicità di una narrazione che fa del proprio nucleo tematico la sua forza. Riesce, spesso anche se non sempre, ad evitare l’effetto agiografico perché la sua protagonista si dimostra alle volte sfuggente, impossibile da intercettare come quando liquida con un certo brio e (forse9 anche con un po’ d’impazienza la troupe che la sta filmando prima di andare alla Scala. Il messaggio di fondo, che arriva forte e chiaro per coloro che hanno orecchie per intendere, è che odio e spirito di vendetta vanno ripudiati. Sempre.
Lo fa con semplicità, con l’apporto della voce di chi Liliana Segre l’ha conosciuta nel profondo (molto significative le interviste ai tre nipoti, oltre che alla figlia Federica) ma anche dei personaggi più noti con i quali è entrata in contatto in questi anni (da menzionare specialmente il segmento con Fabio Fazio all’interno del Memoriale della Shoah a Milano). In meno di 90 minuti Liliana si erge quindi ad opera dal grande valore civile, necessaria specialmente in questi tempi in cui certe idee malsane e tossiche stanno tornando alla luce, affinché la memoria storica che scarseggia non rappresenti più un grave difetto di questo paese.
TITOLO | Liliana |
REGIA | Ruggero Gabbai |
ATTORI | Liliana Segre, Ferruccio De Bortoli, Mario Monti, Geppi Cucciari, Fabio Fazio, Enrico Mentana, Alberto Belli Paci, Luciano Belli Paci, Federica Belli Paci, Davide Belli Paci, Edoardo Belli Paci, Filippo Lo Jacono |
USCITA | 20, 21 e 22 gennaio 2025 |
DISTRIBUZIONE | Lucky Red |
Tre stelle e mezza