L’arte della fuga diretto da Brice Cauvin è distribuito nelle sale italiane dal 31 maggio. Il film racconta di tre fratelli alle prese con diverse diatribe sentimentali e alla ricerca costante di uno stato di felicità messo perennemente in discussione.
Mancanza di originalità
L’arte della fuga è il film di Brice Cauvin presentato in Francia nel 2014. Giunge in Italia quattro anni più tardi. E’ la storia di tre fratelli Antoine (Laurent Lafitte), Louis (Nicolas Bedos) e Gerard (Benjamin Biolay) vittime di perenni controversie sentimentali che risultano essere l’unico elemento dinamico nella trama caratterizzata da una poca originalità cinematografica. Antoine è omosessuale e vive con il compagno Adar da circa dieci anni; Luois sta per sposarsi con Julie (Élodie Frégé) la quale sembra essere la preferita dei genitori piuttosto che del diretto interessato; infine Gérard è sommerso da infiniti dubbi sull’accettare o meno il divorzio dalla moglie. Quest’ultimo è tornato a vivere in periferia dai genitori, proprietari di un negozio di abbigliamento e caratterizzati da una sana invadenza nelle vite di tutti e tre i figli. La mancanza di originalità nella sceneggiatura non consente allo spettatore di immedesimarsi nella vita dei protagonisti, pertanto lo scorrimento delle sequenze risulta alquanto piatto con, a tratti, sprizzi di recitazione più espressiva del comune andamento.
Responsabilità
L’arte della fuga è la storia di una fuggire in continuazione le proprie responsabilità. La paura di Louis, ad esempio, è quella di dare un dispiacere ai genitori non sposando Julie; stesso discorso per Antoine, succube del giudizio dei genitori riguardo la cosa migliore che gli potesse capitare, ovvero Adar. In questa confusa e maldestra macchina famigliare dilagano falsità sentimentali che contribuiscono a ritrarre il nucleo composto dai genitori e i tre figli con annessi e connessi partner come una galassia con sfuggevoli meteore pronte, però, a ricompattarsi perché in fondo l’uno ha bisogno dell’altro.

Certezze assenti
La direzione della regia firmata da Cauvin permette, comunque, allo spettatore di azionare diverse prospettiva di osservazione e visione della pellicola. I vissuti famigliari risultano eccessivamente complessi a causa del crocevia di rapporti che si genera nell’intreccio tripartito delle vicende dei fratelli con i genitori sempre a mantenere il loro dominio super partes. Questo gioco focalizza il piano narrativo su una considerazione attuabile nella società contemporanea; i problemi fondamentali di una coppia sono la mancanza di certezze sia per la struttura della società odierna sia per la componente variabile del carattere dell’individuo. Ciò, come la scuola cinematografica francese ha sempre sostenuto, è sempre stata una tematica sociale importante.
Post produzione trascurata
L’arte della fuga non è un film banale per contenuto narrativo, la sceneggiatura, come già affermato, è priva di una frizzante originalità ma possiede, comunque, una giusta autonomia narrativa grazie alla quale l’elemento della scrittura del copione si distingue come uno degli elementi positivi del film. Il montaggio è semplice, forse troppo, qualche volta si avvicina all’amatoriale: questo può essere un pregio per rendere maggiormente attuabile la narrazione, ma dal punto di vista qualitativamente tecnico pecca di molti elementi che sono, per i cineasti di una certa scuola, alla base di un buon film. Il doppiaggio italiano non rende giustizia all’espressiva naturalezza degli attori, peraltro bravi, ma quasi intrappolati in un ruolo faticosamente portato a casa.
L’arte della fuga è diretto da Brice Cauvin e sarà disponibile in Italia dal 31 maggio. Nel cast Laurent Lafitte, Nicolas Bedos, Benjamin Biolay, e Élodie Frégé. Il film è distribuito dalla Kitchen Film.