La recensione de La vita è una danza di Cédric Klapisch: l’esile corpo di Marion Barbeau, prima ballerina dell’Opéra di Paris, racconta una storia fatta di passione, amore e rinascita
Ricominciare
Élise (Marion Barbeau) è una promettente ballerina di danza classica che vive a Parigi insieme al fidanzato Hofesh (Hofesh Shechter). La sua vita perfetta viene però sconvolta il giorno in cui scopre che il ragazzo la tradisce. Come se ciò non bastasse, rimedia un brutto infortunio in scena. Fortunatamente la ragazza non si perde d’animo e intraprende un cammino verso la guarigione fisica ed emotiva. Senza mai mollare e soprattutto senza piangersi addosso, la giovane arriva in Bretagna: lì il calore dei suoi amici e di un nuovo amore la metteranno di fronte alla possibilità di una rinascita. Armata di tenacia e determinazione, Élise non si lascerà sfuggire l’opportunità.

Una doppia ferita
Marion Barbeau, prima ballerina dell’Opéra di Paris, mette il suo corpo flessuoso al servizio della storia de La vita è una danza. Non è un caso che il titolo originale fosse En Corps, visto che è proprio attraverso la sua splendida fisicità che la storia riesce ad emergere in maniera potente. La protagonista Élise ha una caviglia rotta ma ha anche il cuore spezzato: proprio questa doppia ferita dà il via ad una storia che racchiude al suo interno tanta passione, amore ma anche un profondo desiderio di rinascita.
Un film sofisticato
Cédric Klapisch, già ampiamente apprezzato in pellicole riuscite quali L’appartamento spagnolo e Parigi oltre alla serie tv Netflix Chiami il mio agente!, riesce a realizzare un film sofisticato che molto attinge al linguaggio visivo. Spesso non servono parole: basta restare a guardare i movimenti di Élise e degli altri personaggi che si alternano sul grande schermo. Il cineasta gioca con le inquadrature, con luci e ombre tipiche del palcoscenico, con l’eleganza dei gesti. Solo dopo aggiunge i dialoghi, anche se talvolta si ha persino l’impressione che non siano poi così fondamentali.

Un film gioioso
Da apprezzare il desiderio del regista di mantenere sempre alto l’entusiasmo: “Non condivido quel lato oscuro e doloroso che spesso associamo al mondo della danza” – ha dichiarato Klapisch. “Per molte persone, infatti, la danza classica è associata all’idea di sofferenza. […] Non nego i sacrifici che richiede. Ma ho preferito focalizzarmi più sull’idea della passione che del sacrificio. Non si può essere ballerini senza essere focalizzati sulla vita, perché ballare è soprattutto uno dei piaceri della vita”, ha concluso.
Caduta, rottura, rinascita
È evidente che Klapisch abbia tutto sotto controllo e che La vita è una danza sia il frutto di un lavoro minuzioso. È con mestiere che la storia riesce a raccontare efficacemente la caduta, la rottura e la conseguente rinascita di una ballerina caparbia ma pronta a rimettersi in gioco. Le seconde occasioni vanno colte, anche quando sembrano portarci fuori strada. È questo che la pellicola riesce a proclamare a gran voce, nonostante a volte le difficoltà vengano ridotte all’osso e fin troppo sminuite. Ma Élise è talmente inarrestabile da convincere anche lo spettatore che tutto è possibile. Basta volerlo.
La vita è una danza, distribuito da BIM Distribuzione, è disponibile al cinema dal 6 ottobre. Diretto da Cédric Klapisch, il cast è formato da Marion Barbeau, Pio Marmaï, Denis Podalydès, François Civil, Muriel Robin, Hofesh Schechter, Souhelia Yacoub, Damien Chapelle e Mehdi Baki.