Giuseppe Battiston in scena con La valigia all’Ambra Jovinelli

Giuseppe Battiston - La Valigia (foto Filippo Manzini)
Giuseppe Battiston - La Valigia (foto Filippo Manzini)

Giuseppe Battiston in scena con La Valigia all’Ambra Jovinelli: una storia dissacrante, ironica, di amore e odio verso un paese che si lascia

Giuseppe Battiston debutta all’Ambra Jovinelli con La Valigia – in viaggio con Dovlatov un torero squalificato il 1º marzo: una storia dissacrante, ironica, di amore e odio verso un paese che si lascia. Tratto da La Valigia di Sergei Dovlatov, traduzione Laura Salmon, adattamento di Paola Rota – che ne cura anche la regia – e dello stesso Battiston.

La storia

Quando si parte per non tornare mai più, come si guarda ad ogni oggetto che si lascia? E soprattutto, come si guarda ad ogni oggetto che si prende con sé? E questi oggetti, che peso avranno nella nostra nuova vita? La Valigia è il contenitore immaginario di una storia dissacrante e ironica, e il suo protagonista Sergei Dovlatov si racconta attraverso l’amore e l’odio (ma più d’amore si tratta a dire il vero) verso il paese che ha lasciato. Lo fa per mezzo di una carrellata di personaggi, quasi fantasmi che riemergono da una memoria tanto lontana quanto vivida: uomini e donne raccontati con i filtri della distorsione e della comicità.

Giuseppe Battiston - La Valigia (foto Filippo Manzini)
Giuseppe Battiston – La Valigia (foto Filippo Manzini)

La valigia, così personale e unica, di Dovlatov diventa metafora della diasporica condizione umana: emigranti dello spazio e del tempo. Emigriamo dalla nostra giovinezza, da un passato fatto di persone, immagini, episodi e sentimenti che il ricordo ha la forza di immortalare e resuscitare. Attraverso alcuni oggetti e i ricordi che questi attivano, Battiston dà vita sul palcoscenico ai personaggi indimenticabili che hanno fatto parte della vita di Dovlatov. Pare ci sia un test psicologico per capire lo stato d’animo di chi parte per sempre: scegliere otto oggetti, associarne un ricordo e poi un sentimento per ognuno, il sentimento prevalente sarà lo stato d’animo dell’emigrante.

Il pubblico si troverà inconsapevole a giocare insieme a Battiston per scoprire che il sentimento di Dovlatov non è solo la libertà, ma qualcosa di più profondo che dove è arrivato non è così facile trovare. In questo continuo passaggio tra presente e passato, si articola lo spettacolo che usa come dispositivo narrativo e evocativo uno studio radiofonico, attingendo alla storia di Dovlatov giornalista e reporter.

Un animatore si aggancia al mondo sonoro per evocare la propria storia, ma a chi parliamo quando parliamo alla radio? E chi ci ascolta? Non lo sappiamo, così Dovlatov, per il quale è forse più importante rivivere il racconto. Un testo che insegna a rispettare ciò che rispettabile non è, che aiuta a comprendere come, a dispetto di ogni logica, i valori umani esistono solo al di fuori delle convenzioni. Ma cosa contiene questa valigia dimenticata che casualmente un giorno salta fuori dall’armadio?

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