La rivincita, recensione: la miseria di oggi non crea la giusta empatia

La rivincita, recensione: la miseria di oggi non crea la giusta empatia

La rivincita affronta il tema della precarietà e della miseria di oggi: Leo Muscato esordisce alla regia cercando di passare dal teatro al cinema, ma la buona performance degli interpreti non riesce a salvare una pellicola che non convince del tutto.

La “porca miseria”

Vincenzo (Michele Cipriani) e Sabino (Michele Venitucci) sono due fratelli uniti nella buona ma soprattutto nella cattiva sorte: il primo coltiva il suo appezzamento di terra, il secondo gestisce un chiosco di fiori vicino al cimitero. Vincenzo è sposato con Maja (Deniz Ozdogan), incinta del loro primo figlio, Sabino invece sta con l’inquieta Angela (Sara Putignano) con la quale cerca di crescere Marco (un ragazzino timido e grassottello appassionato di danza latino americana). Quando le autorità locali espropriano il terreno di Vincenzo per fare posto a un’autostrada, l’uomo si rende conto di non potersi permettere neppure il figlio in arrivo e prende una drammatica decisione. Nello stesso momento Sabino si trova a fronteggiare debiti sempre crescenti e l’imminente rischio di perdere il chiosco lo spinge ad accettare una proposta indecente. Entrambi entrano così in una spirale di scelte pericolose dettate più che altro dalla disperazione e da quella che chiamano “la porca miseria”.

Dal teatro al romanzo e poi al cinema

La storia di Vincenzo e Sabino è già stata raccontata a teatro e attraverso le pagine di un romanzo. Nel primo caso La rivincita è stata scritta da Michele Santeramo per la regia di Leo Muscato, poi Santeramo ha pubblicato la medesima storia per Baldini & Castoldi, infine Muscato ha deciso di farne il suo primo lungometraggio. Un salto importante, che premia una vicenda capace di raccogliere consensi grazie all’attualità di un tema comune a molti italiani: la povertà. Ambientato nella campagna lucana, in Puglia, l’impianto teatrale è ben visibile e, con la sua rigidità, dimostra che forse sarebbe stato più opportuno lavorare diversamente per arrivare anche al cuore del pubblico cinematografico.

La rivincita: Michele Venitucci e Michele Cipriani in una scena del film
Michele Venitucci e Michele Cipriani in una scena del film

Difficile empatia

La rivincita beneficia delle buone interpretazioni dei quattro attori protagonisti, capaci di apparire abbastanza autentici nei propri personaggi. Peccato però che ciò non basti a risollevare le sorti di una pellicola in cui manca qualche passaggio fondamentale. Difficile empatizzare per Vincenzo, Sabino, Maja e Angela: i peccati di ciascuno non vengono infatti accompagnati da un’adeguata introspezione e appaiono solamente come il frutto di scelte sconsiderate e superficiali. Quando l’illogicità e l’avventatezza prendono il sopravvento, lo spettatore è davvero portato a fare un passo indietro.

La povertà del XXI secolo

Le scelte compiute da Muscato (qui nella nostra video intervista) sembrano così più adatte al teatro che non al cinema. L’eccessiva enfasi e la mancanza di una vera colonna sonora (fanno capolino sul finale solo le note di No potho reposare, un canto d’amore della musica tradizionale sarda, eseguite da Paolo Fresu) non aiutano. Al contrario, irrigidiscono un impianto già di sé imperfetto. Seppur i temi affrontati siano alla portata di tutti – precarietà, povertà, malavita, maternità, famiglia – non esiste nessun “disgraziato” che possa attirare meno simpatie di queste due coppie. Perché ci si dovrebbe comportare come Vincenzo, come Sabino o come Angela (va un po’ meglio solo per Maja)? E perché si dovrebbe fare il tipo per loro? Invischiata in una rete di illogicità indagata troppo superficialmente, la loro storia non riesce davvero a risultare toccante.

Michele Venitucci sul set de "La rivincita"
Michele Venitucci sul set de “La rivincita”

La rivincita è uscito direttamente su RaiPlay (a causa dell’emergenza Coronavirus), dov’è fruibile gratuitamente dal 4 giugno.

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