La nostra recensione de La città proibita di Gabriele Mainetti, un gongfu movie che prende vita in una Roma contemporanea e multietnica con un cast internazionale formato da Enrico Borello, Yaxi Liu, Marco Giallini, Sabrina Ferilli e Chunyu Shanshan
Dopo Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out, Gabriele Mainetti porta sul grande schermo un gongfu movie dal sapore internazionale, ambientato in una Roma contemporanea e multietnica. L’abilità del regista nel gestire l’azione esalta la splendida fotografia de La città proibita, nella quale stona solamente una sceneggiatura che non sempre sa essere all’altezza delle sue stesse idee. Buono il cast formato da Enrico Borello, Yaxi Liu, Marco Giallini, Sabrina Ferilli e Chunyu Shanshan.
Alla ricerca di Yun
Mei (Yaxi Liu), una misteriosa ragazza cinese, arriva a Roma in cerca della sorella scomparsa Yun. Il cuoco Marcello (Enrico Borello) e la mamma Lorena (Sabrina Ferilli) portano avanti il ristorante di famiglia tra i debiti del padre Alfredo (Luca Zingaretti), che li ha abbandonati per fuggire con un’altra donna. Quando i loro destini si incrociano, Mei e Marcello combattono antichi pregiudizi culturali e nemici spietati, in una battaglia in cui la vendetta non si può scindere dall’amore.

Combattimenti dal respiro internazionale
Gabriele Mainetti si conferma uno dei registi più interessanti della sua generazione e propone al suo pubblico – le cui aspettative sono inevitabilmente alte, dopo il successo di Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out – un film in cui l’azione la fa da padrona. Il cineasta gestisce i combattimenti in stile Kill Bill con estremo mestiere, non facendo rimpiangere i migliori gongfu movie internazionali. Intensi i primi piani che valorizzano l’estrema bellezza di Yaxi Liu, il fascino di Sabrina Ferilli o la verace dolenza di Marco Giallini. La fotografia di Paolo Carnera completa il quadro, per una pellicola cui non si può rimproverare davvero nulla sotto il profilo estetico.
La città eterna, la città proibita
Roma, la città eterna, fa da sfondo senza essere idealizzata. L’Esquilino appare colorato e vivace ma anche pieno di contraddizioni. Come in una moderna Suburra, il quartiere si mette a nudo con tutto il suo substrato culturale ed ideologico. In una sorta di guerra tra poveri, la convivenza non sempre è facile e La città proibita decide di partire da questa consapevolezza per dare vita ad una storia che nel binomio amore-vendetta trova la sua linfa più autentica. Non manca l’elemento giallo, espresso da un mistero che deve essere risolto per poter scacciare i fantasmi del passato e lasciarsi andare ad un futuro che fa rima con integrazione.

Cast che brilla, sceneggiatura che scivola
Un plauso al cast, sempre convincente e mai sopra le righe: la coppia formata da Enrico Borello e Yaxi Liu funziona alla perfezione e dimostra quanto può essere vincente l’accoglienza dell'”altro”. Non sono meno brillanti Sabrina Ferilli e Marco Giallini, con la loro carica di umana imperfezione. In effetti è la sceneggiatura a rivelarsi l’unico punto debole di un film che, nel complesso, mette a segno un punto a favore del cinema italiano. Delude la poca interazione tra i personaggi, che appaiono slegati come se ognuno stesse percorrendo una strada a sé. L’ottima squadra formata da Stefano Bises, Davide Serino e dallo stesso Mainetti avrebbe potuto lavorare meglio in termini di fluidità, anche perché le storie dei singoli posseggono una forza che avrebbe potuto conferire ulteriore vigore alla narrazione.
TITOLO | La città proibita |
REGIA | Gabriele Mainetti |
ATTORI | Enrico Borello, Yaxi Liu, Marco Giallini, Sabrina Ferilli, Chunyu Shanshan, Luca Zingaretti, Sheena Hao, Daniela Glasgow |
USCITA | 13 marzo 2025 |
DISTRIBUZIONE | PiperFilm |
4 stelle