La nostra recensione de La casa degli sguardi, esordio alla regia di Luca Zingaretti: un film sull’elaborazione del lutto e su quanto possa essere distruttivo sfuggire al dolore
Luca Zingaretti esordisce alla regia di un lungometraggio (dopo aver sperimentato il fascino della macchina da presa in alcuni capitoli de Il commissario Montalbano) proponendo al pubblico un film che non fa sconti a nessuno. Ricorrendo alla sincerità più che alla benevolenza, La casa degli sguardi affronta il tema dell’elaborazione del lutto mostrando come il dolore possa facilmente portare all’autodistruzione. Spontanea e verace l’interpretazione di Gianmarco Franchini, supportata dalla pacata maturità dello stesso Zingaretti.
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Dalla morte di mamma
Marco (Gianmarco Franchini) ha 20 anni e una grande capacità di sentire, avvertire ed empatizzare con il dolore del mondo, scrive poesie, e cerca nell’alcool e nelle droghe “la dimenticanza”, quello stato di incoscienza impenetrabile anche all’angoscia di esistere e di vivere. Da quando ha perso sua madre il ragazzo è in fuga dal dolore ma soprattutto da se stesso. Per vivere si deve anestetizzare, dice, e si è allontanato da tutti, compresi amici e fidanzata, spaventati dalla sua voglia di distruggersi.
Anche il padre (Luca Zingaretti), testimone di questo lento suicidio, è incapace di gestire tanta sofferenza ma tenta almeno di “esserci”, sebbene a sua volta soffra per il grande vuoto lasciato dalla morte della moglie. Un giorno Marco comincia a lavorare nella cooperativa di pulizie del Bambin Gesù, convinto che questa esperienza, a contatto con i bambini malati, lo ucciderà. Eppure il difficilissimo banco di prova rappresenterà per lui qualcosa di molto più profondo e, a suo modo, salvifico.

(Non) elaborazione del lutto
Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2024, il tema principale de La casa degli sguardi è di certo l’elaborazione del dolore. O meglio, la sia non-elaborazione da parte di Marco, un ventitreenne che non riesce in alcun modo a superare la perdita della madre. Il ragazzo, probabilmente, quel dolore non vuole nemmeno superarlo: fa troppo male, è troppo difficile. Meglio stordirsi con l’alcol, abbandonandosi all’incoscienza e distruggendosi giorno dopo giorno. Il cuore si stringe quando il padre interpretato da Luca Zingaretti è costretto ad uscire di casa per andare a riprendere il ragazzo addormentato o privo di sensi per strada, sulle panchine, lontano da casa.
Viene da pensare come mai il barista continui a servirgli da bere una sera dopo l’altra, così freddo e distaccato, con un atteggiamento ben meno cordiale rispetto a quello riservato agli altri avventori del locale. Viene anche da pensare a cosa spinga la giovane e bella Paola (interpretata da Chiara Celotto) a provare interesse per lui, nonostante sia chiara la sua dipendenza. Tanti i pensieri stimolati da La casa degli sguardi, segno inequivocabile di un’onesta di fondo che la pellicola conserva senza sentire l’esigenza di fare sconti a nessuno.

Mancanza di comunicazione tra padre e figlio
Luca Zingaretti attinge ad una pacata maturità per dare vita ad un padre che dovrebbe essere il primo a guarire prima di poter essere di supporto a suo figlio. È lui stesso un uomo pieno di fragilità, che soffre senza riuscire a sfogare il dolore della perdita. È fisicamente presente per suo figlio, eppure la mancanza di comunicazione è tangibile all’interno di questa sceneggiatura capace di brillare nella sua ordinarietà.
Gianmarco Franchini è abile nell’evidenziare ogni punto di rottura, a mentire anche di fronte all’evidenza, ad apparire semplicemente “rotto”. Solo in un secondo momento subentrerà in lui una presa di coscienza, seppur timida e fragile. I fatti che gli si presenteranno davanti lo spingeranno a soffermarsi su quello che ha ancora piuttosto che su quello che non ha più e se la poesia, passione che lo legava alla madre, continuerà a rappresentare il suo tallone d’Achille, è pur vero che toccare e ritoccare il fondo lo porterà all’unico starting point possibile.
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Una pellicola emotivamente coinvolgente
La casa degli sguardi riesce così ad essere un film vero e concreto, doloroso nel suo modo di portare avanti il tema della dipendenza che risucchia in una spirale senza uscita. Una pellicola emotivamente coinvolgente, che mostra la sua matrice letteraria: il film è infatti tratto dal romanzo omonimo di Daniele Mencarelli, il quale ha collaborato alla sceneggiatura scritta da Zingaretti insieme a Gloria Malatesta e Stefano Rulli. L’aspetto drammatico a tratti è frenato dalla volontà di fermandosi in una comfort zona che non vuole mettere nessuno a disagio, ma al tempo stesso dimostra la stessa empatia del suo fragile protagonista.
TITOLO | La casa degli sguardi |
REGIA | Luca Zingaretti |
ATTORI | Gianmarco Franchini, Luca Zingaretti, Federico Tocci, Chiara Celotto, Alessio Moneta, Riccardo Lai, Marco Felli, Cristian Di Sante, Filippo Tirabassi |
USCITA | 10 aprile 2025 |
DISTRIBUZIONE | Lucky Red |
3 stelle e mezza