Il trono di spade 8×05 recensione di Le campane

Game of Thrones 8x05

Le campane (The Bells), quinto episodio della stagione conclusiva de Il trono di spade, spinge il piede sull’acceleratore con una nuova epica regia di Miguel Sapochnik, ma il plot narrativo sbrigativo e a tratti privo di pathos solleva alcune perplessità.

Manca un ultimo piccolissimo tassello per concludere il longevo e complesso mosaico de Il trono di spade, la serie evento che tra una settimana chiuderà i battenti per sempre, lasciando i numerosissimi fan, almeno a detta di troupe e cast, con l’amaro in bocca. Ma prima di piangere su un latte che ancora non è stato versato, facciamo un passo indietro, un passo verso la battaglia tanto attesa, un passo verso il suono di quelle campane che danno il titolo a questo penultimo episodio. The Bells (Le campane, appunto il titolo italiano), apre il sipario sulle profonde ferite lasciate dal precedente Gli ultimi Stark, e su una condanna a morte, che fin dal primo momento lascia presagire un risvolto della medaglia non tanto inaspettato quanto temuto.

Il gioco dei troni

La quinta puntata dell’ottava e conclusiva stagione concentra interamente il suo arco narrativo nel luogo in cui risiede il vero potere, Approdo del Re, città da sempre inattaccabile e spaventosamente popolosa, testimone di molteplici successioni reali – legittime e non – corone e sudari d’oro, intrighi e tradimenti, dove sul colle più alto capeggia in tutta la sua fierezza l’inespugnabile Fortezza Rossa. Ed è proprio nella sede in cui, pochissimi saggi, e tantissimi scellerati regnanti hanno dato prova del loro dominio e della loro supremazia, che l’interminabile partita al gioco dei troni volge al termine. Un gioco duro, senza regole e limiti, colmo di pedine sacrificabili, in cui l’habitué Cersei (Lena Headey) sa districarsi bene, scegliendo di volta in volta i compagni perfetti, infidi e sleali quanto lei. Ma stavolta l’astuta Lannister ha sottovalutato la sua rivale, forse a causa della neo maternità che stranamente l’ha resa sprovveduta o per l’eccessiva fiducia nel tronfio stratega Euron (Pilou Asbæk), versione maschile e insopportabilmente spocchiosa di se stessa.

Game of Thrones - Lena Headey
Il trono di spade – Lena Headey (Cersei) in una scena dell’episodio Le campane

La regina nera e la regina bianca

Nella scacchiera di Approdo del Re l’inevitabile scontro tra regine prende dunque una piega imprevedibile, una svolta che porta la regina nera Cersei e la bianca Daenerys (Emilia Clarke), immagini speculari di uno stesso riflesso, a scambiarsi i ruoli, portando alla luce lati della loro personalità finora nascosti e sconosciuti. La prima continua a giocare una partita teorica, statica, fatta di furbizia e di alfieri, posizionandosi nelle retrovie. La seconda invece vive la battaglia in prima linea, in modo altamente dinamico, rischiando il tutto per tutto, sfruttando al meglio la possibilità di ampio movimento tipico della donna degli scacchi.

Il più stupido dei Lannister

Un altro pezzo della scacchiera che in queste otto stagioni ci ha abituati a continui balzi in avanti e indietro, è il cavaliere dei sette regni Jaime (Nicolaj Coster-Waldau), il cui cammino è segnato da regolari cambi di direzione. L’ex leone d’oro è un uomo diviso a metà, con un lato oscuro e debole legato a doppio filo con la sorella/amata Cersei, da cui è completamente dipendente e soggiogato, e un lato genuino che viene fuori solo accanto a persone virtuose e autentiche come Brienne (Gwendoline Christie) o lungimiranti come Tyrion (Peter Dinklage). Ed è proprio attraverso le parole di quest’ultimo che Jaime decide definitivamente da quale parte stare durante la più spietata guerra per il trono.

game of Thrones - Lena Headey (Cersei) e Nicolaj Coster-Waldau (Jaime)
Il trono di spade – Lena Headey (Cersei) e Nicolaj Coster-Waldau (Jaime)

Per chi suonano le campane?

Una guerra di astuzia (ormai esaurita) da un lato, e di forza (smodata e impulsiva) dall’altro, in cui le campane della città, simbolo di resa e caduta di un impero (protagoniste inconsapevoli di questo episodio), scandiscono il ribaltamento delle parti, lo stravolgimento dei destini dei suoi protagonisti. Del destino della spezzatrice di catene Daenerys, pronta a distruggere la ruota del potere cieco che tanto disprezza e a cui volente o nolente si adegua e abbandona, dando un senso all’enigmatica visione nella Casa degli Eterni. Del destino della spavalda e inscalfibile Cersei, che comprende per la prima volta perché nella guerra dei troni si vince o si muore. Quello degli stoltamente ingenui Jon (Kit Harington) e Tyrion, vittime incoscienti della loro purezza d’animo e della loro indiscussa lealtà. E infine quello della temeraria Arya (Maisie Williams), che dopo aver congedato il Mastino (Rory McCann) con un amichevole e riconoscente «Sandor» al suo tanto agognato confronto con il fratello, scorge negli occhi di un allegorico cavallo bianco il vero scopo finale del suo percorso.

Una regia epica ma ridondante

The Bells si avvale nuovamente della sapiente maestria registica di Miguel Sapochnik, già dietro la macchina da presa per altri episodi d’azione, Aspra dimora, La battaglia dei bastardi e la recente 8×03 La lunga notte. L’occhio clinico ed estremamente abile del regista riesce a mettere in scena anche stavolta una puntata epica, dirigendo la seconda parte dell’episodio con un ritmo serrato e incandescente, che però a lungo andare risulta leggermente smisurato e ridondante, sottolineando in modo eccessivo ciò che vuole comunicare. Inoltre a soffrire di questa sovrabbondanza d’azione è il plot narrativo che, ormai intrappolato in una frenetica corsa contro il tempo, si dipana in modo sbrigativo terminando in maniera deludente e senza il pathos necessario alcuni dei confronti e delle storyline più attese. Nonostante tutto, bisogna però riconoscere ottimi momenti nel corso della puntata, come per esempio la commovente scena tra Jaime e Tyrion. Notevoli sono il montaggio, che raggiunge altissimi picchi nell’analogia alternata tra le scene di Arya e del Mastino, e le eccellenti interpretazioni del cast, in particolare di Emilia Clarke, Peter Dinklage, Nicolaj Coster-Waldau e soprattutto di Lena Headey, che regala un’immensa prova attoriale.

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Game-Of-Thrones-8x05- Emilia Clarke
Il trono di spade- Emilia Clarke (Daenerys) in uno sconvolgente momento dell’episodio Le campane

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