Il sol dell’avvenire, recensione: Nanni Moretti guarda al futuro del suo cinema parlandoci del presente

Il sol dell'avvenire - Nanni Moretti (foto di 01 Distribution)
Il sol dell'avvenire - Nanni Moretti (foto di 01 Distribution)

La recensione de Il sol dell’avvenire, il nuovo bellissimo film di Nanni Moretti in concorso a Cannes 2023 con Mathieu Amalric, Margherita Buy, Barbora Bobulova e Silvio Orlando: divertente, commovente, mai retorico

A due anni dall’esperimento di Tre Piani Nanni Moretti torna in sala e a Cannes con Il sol dell’avvenire (qui la conferenza stampa), un film fortemente pensato, voluto e realizzato per il cinema, come ci ha tenuto più volte a ribadire. Per l’occasione ha riunito un cast di grandi nomi, dai suoi collaboratori più abituali Silvio Orlando e Margherita Buy fino agli “esordienti morettiani” Barbora Bobulova e Mathieu Amalric, realizzando un film che è un punto di arrivo e di partenza, un’opera divertentissima e commovente al tempo stesso che riesce a ridere di sé stessa e degli altri, mai retorica, mai scontata e pregna di quell’umorismo così dissacrante e di quelle invettive che tanto hanno reso celebre e amato il cinema di Moretti.

Giovanni e il cinema

Giovanni (Nanni Moretti) è un regista affermato sposato con Paola (Margherita Buy) che è stata per decenni la sua storica produttrice, ma che ora sta producendo con Pierre (Mathieu Amalric) un film per Netflix diretto da un giovane e promettente regista italiano. Giovanni invece vorrebbe girare un film tratto da Il nuotatore di John Cheever e immagina film romantici in cui tutta la troupe e tutti gli attori si scatenano sulle note di famose canzoni italiane, ma nel frattempo è impegnato sul set di di un altro film: la storia di un circo ungherese che arriva a Roma alla vigilia delle rivoluzione a Budapest del 1956, di un segretario della sezione del PCI del Quarticciolo di nome Ennio (Silvio Orlando) e di sua moglie Vera (Barbora Bobulova), i quali si ritrovano a dover mettere in discussione la loro fedeltà al partito dopo la tremenda repressione attuata da Stalin nei confronti dei manifestanti ungheresi. Nel frattempo la vita di Giovanni


verrà ulteriormente sconvolta dalla relazione di sua figlia Emma (Valentina Romani), musicista e frequente collaboratrice alle colonne sonore dei film di Giovanni, con l’ambasciatore polacco in Italia (Jerzy Stuhr).

Il sol dell'avvenire - Nanni Moretti e Margherita Buy (foto di 01 Distribution)
Il sol dell’avvenire – Nanni Moretti e Margherita Buy (foto di 01 Distribution)

Passato, presente e futuro

Alla fine è successo, anche Nanni Moretti ha dovuto fare i conti con Nanni Moretti. Se in Mia madre però questa consapevolezza usciva fuori in maniera più timida e meno sfacciata, ci si passi il termine, ne Il sol dell’avvenire la resa dei conti non è solo impietosa, non è solo inevitabile, è soprattutto necessaria. Necessaria a Giovanni e al suo alter ego Ennio che si ritrovano a doversi mettere in discussione, a livello ideologico e umano, ma anche a noi spettatori che Moretti lo conosciamo così bene attraverso i suoi stessi film. D’altronde ne Il sol dell’avvenire Moretti non si limita alle autocitazioni o alle autocelebrazioni – che pur ci sono – e che vanno da Palombella rossa a Caro diario, passando per Sogni d’oro, Aprile e lo stesso Mia Madre, ma si interroga su sé stesso e sul suo cinema, su un mondo che è inesorabilmente andato avanti (in gran parte in peggio) e sulla necessità di un cambiamento. Ed ecco sopraggiungere la consapevolezza dolorosa, il passo indietro, il volto scavato dalle rughe e dai impianti, l’epifania di non volersi a tutti i costi adattare alla modernità ma di non poterla più rifiutare a priori, per partito preso. E se le tre storie che compongono Il sol dell’avvenire convergono tutte, in qualche modo, nel meraviglioso finale che chiude il film e ne apre un altro ancora da realizzare è perché nella vita vera le persone non cambiano granché, come afferma Moretti davanti ad una produttrice di Netflix, ma nel cinema sì che possono farlo. In un certo senso allora Il sol dell’avvenire non è il canto del cigno di Moretti né il suo addio, come si potrebbe forse pensare, ma piuttosto l’inizio di una nuova fase che celebra il passato, si sforza di comprendere il presente ma guarda a quell’avvenire ora un po’ meno buio.

Il sol dell'avvenire - Barbora Bobulova e Silvio Orlando (foto di 01 Distribution)
Il sol dell’avvenire – Barbora Bobulova e Silvio Orlando (foto di 01 Distribution)

Il valore del cinema

In tutto questo però Moretti si è sì ammorbidito, ma per fortuna non troppo. Se le sue invettive contro le calzature (questa volta non più le pantofole de La messa è finita ma i sabot) sono rimaste pari pari a quarant’anni fa, cosiccome sono rimasti immutati la sua idiosincrasia verso i film violenti e un certo cinema di genere e il suo amore smisurato per i gelati, stavolta sono le piattaforme à la Netflix e un certo modo di fare e intendere il cinema i bersagli verso i quali scagliarsi. In tal senso Il sol dell’avvenire contiene due scene già destinate a rimanere nell’immaginario collettivo: una è quella in cui Giovanni passa un’intera nottata a spiegare al giovane regista prodotto dalla moglie il perché della bruttezza e dell’insensatezza della scena che sta girando, l’altra invece avviene nella sede di Netflix durante il colloquio con un manipolo di produttori. Due scene esilaranti ma anche da un certo punto di vista desolanti, il cui punto di vista può anche non essere condiviso ma che dimostrano grande lucidità nello sguardo del Moretti cinefilo prima ancora che cineasta, oltre che un amore viscerale per la settima arte. E se stavolta non sono Michael Mann o Kathryn Bigelow a passare sotto le sua zanne affilate ma tutto un intero sistema, è perché non c’è neanche più un vero colpevole con cui prendersela. Bisogna solo resistere e restare fedeli alla propria sensibilità, però con un occhio un po’ più tollerante e aperto verso il mondo che ci circonda. E detto da uno come Nanni Moretti, che alle volte un po’ estremista lo è stato, questo ale oro.

Il sol dell'avvenire - Nanni Moretti, Margherita Buy e Mathieu Amalric (foto di 01 Distribution)
Il sol dell’avvenire – Nanni Moretti, Margherita Buy e Mathieu Amalric (foto di 01 Distribution)

Una nuova storia

La storia si fa anche con i sé, dice ad un certo punto il personaggio di Giovanni, e guardando Il sol dell’avvenire si ha la sensazione che per Moretti la storia si possa cambiare, almeno nella finzione, o quantomeno provare a renderla più simile a come avremmo voluto che fosse andata davvero nella realtà; rifugiarsi nell’illusione dei sogni come in quella del cinema, ecco. Ma come accade in tutta la filmografia morettiana (soprattutto da vent’anni a questa parte) anche in questa sua ultima pellicola aleggia lo spettro della perdita di qualcuno o di qualcosa, però in questo caso intesa non come abbandono o morte (come avveniva ad esempio ne La stanza del figlio) ma come rinnovamento, come una storia nuova da cui ripartire. E se è giusto che gli ideali che ci hanno cresciuti ad un certo punto vengano messi in discussione, che possano addirittura essere strappati via da una parete assieme ai quei personaggi che li hanno sempre rappresentati, come accade per Ennio e Vera, è anche giusto non abbracciare completamente la disillusione, la morte di un sogno, di un’idea, di una speranza. Moretti guarda a questa landa inospitale che è il cambiamento generazionale come un organo alieno, un’Idra a tante teste impossibile da uccidere e dalla quale si può solo scappare (anche compiendo atti estremi) oppure che si può provare ad ammaestrare con la comprensione di sé e degli altri. E se i vecchi rituali sono destinati a scomparire, se le serate sul divano a mangiare gelato e a guardare Lola di Jacques Demy o a pomiciare davanti al finale de La dolce vita in un cinema saranno solo un ricordo lontano, a Nanni come a tutti noi resteranno le corse in monopattino di notte a Roma per cercare nuove location che assomiglino alla Budapest degli anni’50; ci resteranno il circo coi trapezisti, gli animali, la meraviglia, l’amore giovanile, l’illusione di poter davvero cambiare il mondo o almeno di crederci. Ci resterà il cinema; quello che fa ridere, che fa commuovere, che ci riporta ad un tempo in cui eravamo ancora felici e in cui anche la violenza era più sensata, più vera, persino più tollerabile. O forse è solo nostalgia.

Il sol dell’avvenire. Regia di Nanni Moretti con Nanni Moretti, Margherita Buy, Mathieu Amalric, Barbora Bobulova, Silvio Orlando, Valentina Romani e Jerzy Stuhr, in uscita domani 20 aprile nelle sale distribuito da 01 Distribution.

VOTO:

Quattro stelle e mezzo

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