La nostra recensione dell’atteso Il segreto di Liberato, ibrido tra animazione e docufilm, scritto e diretto da Francesco Lettieri, Giorgio Testi, Giuseppe Squillaci e LRNZ, sul misterioso artista napoletano da anni in cima alle classifiche: tra luci e ombre sono più le seconde
È arrivato il momento fatidico di scoprire Il segreto di Liberato? Dopo otto anni d’illazioni, speculazioni, ipotesi e domande senza risposta il quartetto registico composto da Francesco Lettieri, Giorgio Testi, Giuseppe Squillaci e LRNZ ci porta nel dietro le quinte della creazione di una figura a metà tra presenza e mito, un artista in grado di smuovere migliaia di perone in Italia e in Europa senza che nessuno sappia nulla sul suo conto ma solo attraverso la propria musica. Per farlo decidono di unire inserti di animazione ad un racconto documentaristico più tradizionale, azzeccando decisamente di più i primi del secondo e un finale che lascia aperte le porte dell’ambiguità e del mistero.
Alla scoperta di Liberato
Liberato è l’artista partenopeo dall’identità ignota. La sua carriera ha inizio nel 2017 con la sua musica che fonde la tradizione neo-melodica napoletana, l’R&B e l’elettronica con alcune influenze hip-hop. Di lui non si sa nulla, si ignora perfino il viso, ma si conosce il suo simbolo: una rosa. Tra le poche esibizioni, rimaste nella storia, la Rotonda Diaz a Napoli, il C2C di Torino, Milano Rocks all’Ippodromo di San Siro ma anche il Rock in Roma, dove il suo nome ha riunito 25mila persone. Non solo in Italia ma anche all’estero Liberato ha acquisito notorietà, con esibizioni al Sónar a Barcellona, e doppie date anche a Berlino, Parigi e Londra. Liberato è uno dei tanti segreti di Napoli.
Un ibrido interessante sulla carta…
“A Napoli ogni cosa ha un segreto”. Comincia così, con la voce fuoricampo del suo protagonista (sempre che si possa definire come tale uno che non si vede ami davvero) Il segreto di Liberato e finisce ciclicamente allo stesso modo, tornando alla radice di quel segreto inconfessabile che (spoiler, ma forse non più di tanto) infatti non verrà confessato. Perché a questo mash-up di animazione e docufilm di Francesco Lettieri, Giorgio Testi, Giuseppe Squillaci e LRNZ probabilmente non interessava dall’inizio chi ci fosse dietro il volto e il nome di Liberato, ma piuttosto cosa rappresentino quel volto e quel nome per Napoli, i napoletani e la Campania tutta.
È la città partenopea stessa la co-protagonista de Il segreto di Liberato, con il Vesuvio che si erge imponente sullo sfondo, la vivacità dei quartieri spagnoli e delle vie di Spaccanapoli, i contrasti tra la città bassa e quella alta, l’orgoglio integerrimo dei napoletani che sprigiona da ogni dichiarazione e poi lo scudetto dello scorso anno, la città ricolma di bandiere, striscioni e magliette a suggellare un’appartenenza fortissima. Un ritratto che viene riproposto in più fasi e che lo stesso Liberato sente suo, ma che funziona solo quando si stacca dall’universale per immergersi nel particolare. Perché la storia di Liberato è davvero interessante quando mischia l’incerto con la testimonianza, quando abbraccia l’ambiguità e il mistero.
Il Liberato animato è infatti un ragazzo pieno di sogni e di speranze, innamorato di una ragazza che perderà quando quest’ultima si trasferirà dall’altra parte del mondo e che cercherà la sua strada prima lontano da casa, in quella Londra che è “un cesso”, e poi a casa in quella Napoli “sempre suggente, che quando pensi di averla capita ti accorgi di non aver capito un cazzo”. E sono proprio gli inserti animati i momenti migliori del film, quelli più autentici e sinceri anche se magari non dovessero davvero raccontare la verità perché sincerità e verità al cinema non sono mai la stessa cosa. Sono quelli i momenti in cui Il segreto di Liberato si ammanta di poesia e di umanità, dando maggiore profondità ad un’ombra che è quella del suo protagonista.
… ma alla resa dei conti troppo celebrativo
Ed è qui che entra in gioco il tasto dolente dell’operazione, ovvero la sua anima da docufilm. Lettieri e i suoi co-registi non trovano infatti la giusta distanza rispetto alla materia del racconto, cioè sono troppo legati all’oggetto della loro indagine e si vede. Liberato infatti viene celebrato quasi come un Salvatore, un Messia della musica che avrebbe scombinato i piani di un intero sistema che non credeva in lui, o che non credeva in lui a sufficienza. Se nell’animazione trovavamo il cuore e l’anima qui troviamo il cervello e la dopamina, la glorificazione e il ritratto ai limiti dell’agiografico, sia nei suoi confronti che nei confronti di Napoli stessa.
Un film quindi clamorosamente quasi a due facce, che si oppongono e non si compenetrano, ma in cui una faccia è fin troppo preponderante rispetto all’altra anche per una questione di minutaggio. Per fortuna almeno il finale rinuncia all’esposizione massiccia mantenendo vivo il mistero, tenendo in vita quel segreto inafferrabile che poi è anche quello dell’arte, della sua rappresentazione e del nostro rapporto con essa. Il segreto di Liberato rimane un’opera sicuramente adatta ai tanti ammiratori dell’artista napoletano e anche a chiunque voglia avvicinarsi alla sua musica, ai suoi non detti, senza aspettarsi per forza di trovare la combinazione giusta. D’altronde il film uscirà in sala proprio il 9 maggio, come la canzone che lo ha lanciato nell’olimpo. Sarà un caso?
TITOLO | Il segreto di Liberato |
REGIA | Francesco Lettieri, Giorgio Testi, Giuseppe Squillaci e LRNZ |
ATTORI | Liberato, Simona Tabasco, Nando Paone |
USCITA | 9 maggio 2024 |
DISTRIBUZIONE | Be Water Film con Medusa Film |
Tre stelle