Damien Chazelle fa nuovamente centro dopo La La Land con First Man – Il primo uomo, il biopic su Neil Armstrong, il primo uomo sulla Luna. Un grande film, che esplora in modo particolare la storia del cosmonauta, con le eccezionali interpretazioni di Ryan Gosling e Claire Foy.
La 75ª Mostra del Cinema di Venezia si è aperta con la proiezione dell’attesissimo First Man – Il primo uomo. Reduce dai fasti e dai colori di quel capolavoro che è La La Land, il talentuoso Damien Chazelle affronta in questo suo nuovo film la storia di Neil Armstrong, il primo uomo a mettere piede sulla Luna, basandosi sul libro di James R. Hansen First Man: The Life of Neil A. Armstrong.
Una vita al limite
Il biopic non racconta in realtà tutta la vita del celebre astronauta, ma si concentra nel decennio che va dal 1961 fino alla missione dell’Apollo 11, con lo storico atterraggio lunare. Inizialmente Neil Armstrong è un pilota di aereorazzi, capaci di arrivare ad oltre 60 km di altezza sfrecciando nell’atmosfera terrestre, non senza rischi o incidenti anche mortali. Il film si apre proprio con una tesissima sequenza in cui il futuro cosmonauta, interpretato dal sempre più bravo Ryan Gosling, si trova a bordo di un aerorazzo che, più che di un velivolo supersonico, sembra avere la stabilità di una bagnarola, con tutto quello che ne può conseguire. Armstrong è sposato con Janet (Claire Foy), classica casalinga americana dell’epoca che bada ai bambini, mentre alla figlioletta Karen è stato purtroppo diagnosticato un tumore maligno. Neil, dopo aver letto un annuncio di reclutamento, si candida quindi tra gli aspiranti astronauti della NASA, iniziando così sperimentazioni insidiose e spesso rischiose, prima nel programma Gemini e poi in quello Apollo, che gli porteranno via non solo colleghi/amici periti negli incidenti, ma anche la maggior parte del suo tempo, che non potrà quindi dedicare alla sua famiglia.
L’alternanza dei sentimenti
Proprio quest’ultimo aspetto è la chiave del film, con Damien Chazelle che propone una continua alternanza tra la rischiosa vita di Armstrong e quella invece piatta e un po’ noiosetta della moglie. Su questo continuo dualismo a distanza si sviluppa la vicenda che solo in poche occasioni vede marito e moglie presenti nella stessa scena, a voler rafforzare ulteriormente la sensazione di un padre (e un marito) assente, interessato quasi unicamente a raggiungere gli obiettivi lavorativi che si è prefissato. Il cosmonauta, riconosciuto universalmente come eroe americano (e mondiale), mostra quindi l’altra faccia della medaglia, quella sinora poco conosciuta e che è appunto il fulcro del film. Perché al di là della missione dell’Apollo 11 e delle fasi che hanno portato a realizzarla, Il primo uomo mostra in primis la storia personale dell’algido Armstrong, non solo attraverso l’alternanza di scene con quelle di sua moglie.
Gioco di sguardi con attori da Oscar
Chazelle trova infatti un altro terreno di confronto tra i due consorti, quello dello sguardo: le varie emozioni che si alternano, che siano la tristezza di Janet o l’adrenalina di Neil, sono abilmente sottolineate dagli intensi primissimi piani dei due protagonisti. Lo sguardo perennemente malinconico e frustrato di una donna che oltre ad avere un marito assente rischia anche di restare vedova con figli a carico da un giorno all’altro, è reso magistralmente da una Claire Foy che, smessi i panni della Regina Elisabetta II della serie The Crown, offre un’altra grande interpretazione. Allo stesso modo Ryan Gosling, inquadrato attraverso il suo casco spaziale, non ha bisogno di tanti dialoghi per rendere alla perfezione il taciturno Armstrong. Il suo sguardo, che Chazelle inquadra spesso in dettaglio, anche per aumentare il senso di claustrofobia dell’angusta navicella, vale più di mille parole e gli porterà in dote come minimo una nomination all’Oscar, dopo la mancata vittoria per La La Land.
Molta tensione e poco patriottismo
Uno dei punti di forza del film è il riuscire a più riprese a ricreare scene di estrema tensione, come ad esempio i già citati viaggi sull’areorazzo, riuscendo a far dimenticare allo spettatore che dovranno necessariamente concludersi positivamente, visto che Armstrong dovrà poi arrivare sulla Luna. Per il resto, poco patriottismo per essere un film americano, basti pensare alla scena della bandiera sulla luna (il che non guasta, dopo che per anni abbiamo visto pomposi kolossal zeppi di retorica), e tante facce della Hollywood cine-televisiva tra i comprimari, da Jason Clarke a Kyle Chandler, fino al Corey Stoll di House of Cards e The Strain nei panni del secondo uomo sulla luna, Buzz Aldrin. Affascinanti le musiche del premio Oscar (per La La Land) Justin Hurwitz e stupenda fotografia di un altro premio Oscar, Linus Sandgren.
Conclusioni.. stellari
Cosa resta quindi di First Man – Il primo uomo? La storia di una grande epopea spaziale ai tempi della Guerra Fredda, ma soprattutto la storia di un uomo coraggioso, ma di cui è mostrato anche il lato meno eroico, e di una donna dalla pazienza quasi eterna (quasi perché, anni dopo, i due effettivamente divorzieranno). Il giovane Chazelle fa quindi nuovamente centro e, dopo la corsa alla Luna, si lancia con vigore verso la corsa ai prossimi Oscar.
First Man – Il primo uomo (First Man), diretto da Damien Chazelle, con Ryan Gosling, Claire Foy, Jason Clarke, Kyle Chandler, Patrick Fugit, Ciaran Hinds, Ethan Embry, Shea Whigham, Corey Stoll e Pablo Schreiber, uscirà nelle sale italiane mercoledì 31 ottobre, distribuito da Universal Pictures.