La nostra recensione de Il gladiatore II, sequel dalla gestazione travagliata del cult targato Ridley Scott con Paul Mescal, Pedro Pascal e Denzel Washington: meno epos e impatto emotivo immediato, più stratificazione storica e tematica per un film convincente
24 anni dopo Il gladiatore II è diventato realtà, per la gioia (e il timore) di tanti amanti del primo peplum di Ridley Scott. Dopo Napoleone torna ai fasti dell’antica Roma, con una storia che si ricollega agli eventi del capostipite rinunciando parzialmente all’epica in favore di una narrazione più stratificata e meno “dritta”. Il che non vuol dire che rinneghi l’originale o che se ne discosti troppo, vedere i personaggi di Paul Mescal o Pedro Pascal mutuati su quelli di Russell Crowe e Djimon Hounsou o i folli Caracalla e Geta di Joseph Quinn e Fred Hechinger, ma che tende a scartare dalla propria componente di revenge movie per aprirsi ad altre strade. Con un Denzel Washington villain di pregio.
Il ritorno di Lucio
Rima, 200 d.C. Lucio (Paul Mescal) è sopravvissuto in Africa per decenni dopo che sua madre Lucilla (Connie Nielsen) lo aveva mandato via da Roma in seguito alla morte di suo padre Massimo. Dopo un attacco romano in cui muore anche sua moglie Arishat, Lucio viene catturato e venduto al mercante di schiavi e di gladiatori Macrino (Denzel Washington), con la promessa di essere liberato per potersi così vendicare del generale Marco Acacio (Pedro Pascal), colui che Lucio considera responsabile della morte di Arishat. Roma è però governata dai violenti e inetti fratelli Caracalla (Joseph Quinn) e Geta (Fred Hechinger), contro cui Macrino sta architettando un piano diabolico.
Tornare a Roma
24 anni sono un tempo lunghissimo nella cinematografia mondiale, un tempo in cui la settima arte ha attraversato diversi cambiamenti e fasi rispetto alla sensibilità collettiva, ai temi legati allo zeitgeist, all’avvento di nuove forme o correnti espressive. Quella attuata da Il gladiatore II è un po’ una crasi tra i richiami evidenti e forse necessari alla mitologia del capostipite e la volontà di Ridley Scott e dello sceneggiatore David Scarpa di allargare lo sguardo alla contemporaneità, molto più di quanto facesse l’originale che invece era un film più classico e conservativo. Si torna quindi alla Roma dell’inizio del terzo secolo dopo Cristo con una pellicola che vorrebbe fare da ponte tra passato e presente, verso il futuro.
Queste, in linea di massima, sembrano essere le intenzioni e c’è da dire che questo sequel, tanto atteso quanto travagliato nella gestazione, ha innanzitutto la capacità di intrattenere applicando al dettaglio la regola hollywoodiana del “bigger, bolder, better”. Ora, sul “better” ognuno si farà la propria opinione, ma non c’è dubbio come questo seguito sia più grande e più audace del peplum dell’anno 2000. Lo è nei combattimenti più spettacolari, più ferini e brutali, lo è nel modo in cui la narrazione diventa più tentacolare abbracciando uno scheletro politico che nell’originale aveva un peso minore, lo è nel modo in cui Scott abbraccia l’epica shakesperiana e i miti romani attraverso il ragionamento sul potere da un lato e l’impianto onirico dall’altro.
A questo giro però la struttura da revenge movie diventa solo l’innesco iniziale di un racconto che si snoda in diverse narrazioni, fino ad approdare ad un confronto finale che non ha la forza di quello ormai di culto tra Massimo e Commodo perché privo di quell’intenzione epica che invece pervadeva il primo film. Sparito l’epos, o comunque molto più diluito o riproposto proprio tramite immagini, suggestioni e rimandi visivi e musicali al capostipite, ne Il gladiatore II è invece presente un’ambizione tematica che guarda allo zeitgeist dell’anno 2024, alle divisioni politiche e sociali del contemporaneo, al cinema come strumento che guarda al passato per parlare del presente.
Uno sguardo più ampio
È una scelta netta quello che Scott e Scarpa hanno compiuto, ma non è tanto una scelta di rottura rispetto all’opera precedente (perché a conti fatti non c’è una spaccatura) quanto piuttosto una scelta di distacco. Perché l’oscurità che permeava la pellicola originale qui viene allo stesso tempo annullata e amplificata, ma da una prospettiva diversa: lì era personale e familiare, colpiva l’innocenza delle donne e dei bambini, qui invece è collettiva perché colpisce tutti, soprattutto i ceti più bassi di Roma che invocano la ribellione. Non è un caso che sia proprio quella di una ribellione notturna a rappresentare la sequenza più potente e significativa de Il gladiatore II.
Più ampiezza di sguardo quindi, più portata, più ambizione nel voler raccontare il mondo di 1800 anni fa come fosse un antesignano di quello che stiamo vivendo, pur con le dovute differenze ma con la stessa volontà di sopraffazione cieca e arrivista. Tant’è che il villain stesso (un maestoso Denzel Washington) non vuol dominare Roma o espanderla ma vuole distruggerla per poi ricostruirla, come se l’atto distruttivo e quello creativo fossero inscindibili, come se il Cinema (anche se storicamente poco attendibile, ancora una volta) avesse il potere di farsi testimone di questo processo per poi traslarlo sul piano diegetico con una chiave allegorica o più realistica.
Il resto è puro spettacolo, pensato per la sala come i combattimenti erano pensati per le arene, con una ricostruzione scenografica imponente, con un tasso di spettacolarità elevato, con un ritmo un po’ più compassato rispetto all’originale ma mai flaccido. 24 anni sono tanti e un pochino si sentono, ma se avrete la capacità di mettere il primo storico capitolo da parte Il gladiatore II promette un’esperienza magari meno impattante nell’immediato, ma forse più stimolante a titoli di coda conclusi. Con un finale che rifugge la retorica della redenzione a tutti i costi, e che forse avrebbe potuto osare un po’ di più nell’apertura verso un terzo (probabile) capitolo. Roma delenda est.
TITOLO | Il gladiatore II |
REGIA | Ridley Scott |
ATTORI | Paul Mescal, Pedro Pascal, Connie Nielsen, Denzel Washington, Joseph Quinn, Fred Hechinger, Derek Jacobi, Lior Raz, Tim McInnerny, Alexander Karim, Rory McCann, Alec Utgoff |
USCITA | 14 novembre 2024 |
DISTRIBUZIONE | Eagle Pictures |
Tre stelle e mezza