Il Corriere – The Mule vede il ritorno di Clint Eastwood sul grande schermo a 10 anni dalla sua ultima opera diretta ed interpreta, Gran Torino (2008). L’attore torna al cinema con un film tratto dalla storia vera di Leo Sharp, raccontata tramite il New York Times dal giornalista Sam Dolnick.
Un film cucito addosso a Clint Eastwood
Dalla sceneggiatura di Nick Schenk, che aveva già sceneggiato Gran Torino, Clint Eastwood si riscopre protagonista assoluto sul grande schermo ne Il Corriere – The Mule, dove interpreta l’ottantenne Earl Stone. Reduce di guerra, da solo e ormai al verde, l’anziano fioraio dell’Illinois si vede costretto ad affrontare il fallimento della sua tanto amata impresa. Per ovviare a questo problema accetta un lavoro per il quale gli viene richiesta la sua abilità nella guida. Inconsapevolmente (almeno all’inizio), Earl diventa un corriere della droga per il cartello messicano. Tra gli altri interpreti della pellicola spicca il nome di Bradley Cooper nel ruolo dell’agente speciale Colin Bates, che aveva già lavorato con Eastwood in American Sniper. A completare un ottimo cast vanno annoverati Laurence Fishburne, Michael Peña, Andy Garcìa, Dianne Wiest (fondamentale per la crescita psicologica del personaggio di Earl), tutti capaci di buone prove attoriali.
Un protagonista ben scritto
Da queste premesse Eastwood ricava un film che per lunghi tratti ha le sembianze di un vero e proprio road-movie. Di fatto al personaggio di Earl viene richiesta solamente una cosa: guidare dal punto A al punto B. In queste traversate in auto vengono fuori tutte le immoralità, i vizi e le sfumature caratteriali di un personaggio senza dubbio ben scritto. È su di lui d’altronde che si concentra tutta la pellicola. Earl è l’altra faccia della medaglia di Walt Kowalski di Gran Torino, con il quale è facile fare parallelismi. Due personaggi alla Clint Eastwood dell’ultimo ventennio, simili ma diversi allo stesso tempo. L’animo aperto e curioso, nonostante la sua non più giovane età, lo caratterizza come una persona simpatica e ben voluta dalla comunità in cui vive. Ma laddove Earl è amato fuori dal suo nucleo famigliare, è proprio la stessa famiglia che è naturalmente costretta a non apprezzare il padre e marito Earl.
La sacralità della famiglia
Il tema del rapporto e della sacralità della famiglia nella poetica di Eastwood viene tutto fuori ne Il corriere – The Mule. Il film racconta la storia di un personaggio che ha sempre anteposto lavoro e hobby ai propri famigliari. In questa epopea criminale, che Earl si trova a vivere quasi con leggerezza, egli prova a ovviare alle mancanze da padre e da marito con i propri guadagni economici. Il denaro gioca un ruolo fondamentale nella pellicola: diventa per Earl un mezzo di accettazione e scopre – scavando nel sottotesto del film – una critica a un edonismo di natura economica che non può comprare i valori sacri della famiglia. I rapporti padre-figlia/nipote e marito/moglie vengono sottolineati con grande maestria dalla regia e messa in scena di Eastwood, capace di toccare i punti giusti senza cadere nella banalità di temi già trattati.
Una sottile ironia
La solida sceneggiatura di Nick Schenk presentava il grande rischio di poter risultare ripetitiva all’interno del film. Alcune meccaniche dell’opera si susseguono con la stessa dinamica per lunghi tratti. Ma l’inserimento di una sorprendente e azzeccata dose di ironia nella pellicola rende la narrazione molto più fluida e di fronte a una scrittura certamente solida, ma a tratti ricorrente, si dimostra un’ottima scelta sul piano narrativo. Un’ironia che riesce a pungere su molti punti della società moderna, tra cui il rapporto delle nuove generazioni con la tecnologia e il virtuale o più in generale l’avvento di Internet sulla comunità. Così come nell’attuale società molte persone anziane spesso non riescono a rimanere al passo con i tempi anche Earl rimane indietro, dimostrano una voluta arretratezza verso le nuove tecnologie. Ironia che però mette a nudo senza pietà l’inadeguatezza del corriere su certe tematiche, dovuta alla sua anzianità ma anche al suo passato di reduce di guerra. Di fatto la scrittura del personaggio e la regia assolutamente dipendente dalla prova attoriale di Eastwood, sono volti a rappresentare un anziano vecchietto di natura irriverente, anche nei momenti meno opportuni o addirittura pericolosi. Tutto questo per più di metà della pellicola, che in concomitanza con l’evoluzione del personaggio di Earl prende toni più seri e drammatici nell’ultima mezz’ora di film.
Le conseguenze e l’anti autorialità di Eastwood
L’ascesa di Earl criminale è opposta alla discesa di Earl come padre e marito. Più il guadagno e l’edonismo crescono in Earl e più egli si distacca dalla famiglia, mostrando un uomo che si trova meglio fuori da casa sua che al suo interno. Ma laddove nei suoi viaggi c’è spesso un’insolita spensieratezza, in lui cresce un incolmabile senso di colpa per le conseguenze che la sua vita ha avuto nei rapporti con la famiglia che continua a declinarsi. Eastwood si dimostra ancora una volta un anti autore: di fatto il suo cinema è tutt’altro che monocorde, vive anzi spesso di contraddizioni. E in Il Corriere – The Mule Eastwood preferisce l’eleganza e la posatezza nell’epilogo, diversamente da altre sue opere. Lo spettatore si gode un Eastwood protagonista assoluto sia della regia ma anche come attore, che costruisce intorno al suo personaggio un universo formato quasi interamente da comparse che passano sotto gli stanchi occhi di Earl velocemente. Si tratta di un film molto maturo da parte del regista di San Francisco, che se all’apparenza può sembrare banale nasconde al suo interno diverse critiche alla società moderna e mette in luce tematiche toccate con eleganza e maestria.
Il Corriere – The Mule arriva in Italia il 7 Febbraio 2019 distribuito da Warner Bros Italia.