Unquiet Graves vuole essere un documentario innovativo nello stile e nella forma, che nonostante il dramma rappresentato non riesce ad elevarsi sopra al documento storico.
Sangue per le strade
Unquiet Graves descrive in dettaglio come membri del RUC (il corpo di polizia nordirlandese) e dell’UDR (un reggimento dell’esercito britannico) furono coinvolti nell’assassinio di oltre 120 civili innocenti durante il recente conflitto in Irlanda. Ora conosciuta come Glenanne Gang, il gruppo di assassini imperversò nelle contee di Tyrone e Armagh e attraverso la Repubblica d’Irlanda in una campagna durata dal luglio 1972 alla fine del 1978.
Narrazione, percezione e memoria
Ciò che accadde in Irlanda del Nord è un manifesto capace di svegliare lo spettatore su realtà passate, che ancora oggi attraverso l’odio razziale verso altre identità persistono e si moltiplicano, creando dolore, violenza in una tensione verso la morte e la follia sociale. Unquiet Graves si pone come un documentario saldamente raccontato ma poco efficace sul piano percettivo, mostrandosi come un prodotto che riprende la vicenda d’inchiesta in una prospettiva ben strutturata ma piena di tempi morti, che fa della memoria il punto d’incontro tra una tensione alla violenza raccontata e le prospettive storico-sociali che divengono contenuto vivo al suo interno.
Un medium versatile e interdisciplinare
Il regista, in questo film vuole porsi come elemento attivo e integrante della narrazione, attraverso un approccio giornalistico che usa la grafica per creare un medium versatile e interdisciplinare. Interviste, reportage e materiale di repertorio fanno capo ad un principio sommatorio che affonda nella storia per raccontare la società, con le esperienze di chi c’era e l’ha vissuto; la rappresentazione dei fatti accaduti diventa quindi l’incipit scatenante di un discorso emozionale e percettivo studiato per far ragionare e ricordare.
Unquiet Graves, diretto da Seán Murray, d è stato presentato alla 12ª edizione dell’Irish Film Festa, prodotto da Relapse Pictures.