I miserabili sembra il compromesso perfetto tra dramma e docu-film: nel raccontare gli ultimi della periferia parigina, il regista Ladj Ly regala al pubblico uno spaccato intenso già premiato dalla giuria di Cannes.
I miserabili di Montfermeil
A Montfermeil, un piccolo comune francese situato nella regione dell’Île-de-France, il confronto tra polizia e cittadini (di tutte le età) è all’ordine del giorno. L’agente Ruiz (Damien Bonnard) si è appena trasferito e ha preso servizio nella squadra mobile accanto ai colleghi Chris (Alexis Manenti) e Gwada (Djibril Zonga). Sono sufficienti poche ore per capire che il quartiere è dominato dalle tensioni tra le gang locali ma anche tra gang e forze dell’ordine. L’obiettivo è lo stesso per tutti: dettare legge sul territorio. Quello stesso giorno, uno zingaro circense denuncia la scomparsa di un cucciolo di leone. Si innesca così una caccia all’uomo che accende una scintilla incontrollabile e mette tutti contro tutti.
Stile documentaristico
Il regista Ladj Ly conosce bene il contesto che racconta ne I miserabili. Anzi, a ben guardare la sua biografia, sembra quasi che il cinema sia stata “l’alternativa” a quella vita. È anche per questo, probabilmente, che la pellicola riesce ad avere un gusto autentico dal primo all’ultimo istante. A tratti emergono delle caratteristiche proprie del docufilm, per uno stile asciutto in cui nulla è superfluo. Un racconto crudo, amaro, prezioso in quanto non ha tempo né luogo: potrebbe essere il 2005 come il 2020, potrebbe essere una banlieu dell’Île-de-France come Scampia o il Bronx. Lasciati completamente da parte gli esercizi di stile o i puri abbellimenti volti ad accattivarsi il pubblico (a questo, Ly sembra davvero non pensarci), il film non ha paura di presentarsi esattamente per quello che è.

Esistono solo cattivi coltivatori
Il titolo richiama ovviamente il capolavoro scritto da Victor Hugo nel 1862. I punti in comune tra pellicola e opera letteraria sono l’ambientazione – celebre la locanda dei perfidi antagonisti Thénardier, ubicata proprio a Montfermeil – e la citazione conclusiva: “Non ci sono cattive erbe né cattivi uomini. Ci sono solo cattivi coltivatori”. Queste parole danno la cifra esatta del messaggio condiviso da Ly: dove il confine tra bene e male non esiste, la colpa non va data ai ragazzi che non sanno tenersi fuori dei guai. Per questo la polizia è disillusa e ha i suoi peccati da farsi perdonare proprio come i civili (adulti o bambini che siano). Semmai, bisogna ricercare molto più a fondo le cause di un problema sociale che vede le sue radici affondare nella mancanza di un vero ordine stabilito. Così, non c’è salvezza per nessuno.
Un successo internazionale
I miserabili ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, dimostrando che il lavoro di Ly non è passato inosservato. Candidato all’Oscar e ai Golden Globes come miglior film straniero, ha ricevuto anche 3 candidature e vinto un premio agli European Film Awards, 10 candidature e vinto 4 César, 6 candidature e vinto 3 Lumière Awards, 1 candidatura ai Critics Choice Award e 1 candidatura agli Spirit Awards. A tutto ciò si aggiunge un Goya come Miglior film europeo e il premio della Giuria al Festival di Cannes 2019. Comprensibile l’apprezzamento arrivato dalle più svariate parti d’Europa e del mondo. La pellicola c’entra infatti un obiettivo importante: denunciare una realtà difficile in modo asciutto e diretto. Ly manda una richiesta d’aiuto utilizzando il cinema ma senza cadere nell’errore di aggiungere elementi di troppo. Se a volte un film va giudicato per sottrazione, in questo caso si arriva davvero al minimo. Il suo stile sintetico e asciutto appare vero e va apprezzato proprio per la sua capacità di dare un pugno nello stomaco allo spettatore, senza badare all’apparenza.

I miserabili, distribuito da Lucky Red, in Francia è stato visto da oltre un milione e 700mila spettatori, divenendo così il maggior successo di pubblico di Le Pacte. In Italia è arrivato direttamente in streaming dal 18 maggio 2020.