I fratelli Sisters: la recensione della commedia western con Joaquin Phoenix, John C. Reilly e Jake Gyllenhaal

I fratelli Sisters, prima trasferta oltreoceano di Jaques Audiard, è un western atipico che, mentre ibrida commedia nera e buddy movie, riflette sulle possibilità e i limiti del più classico tra i generi del cinema americano.

Un genere da maneggiare con cura

Il western, si sa, è un genere da maneggiare con estrema cura. Perché, insieme al musical, rappresenta la quintessenza del cinema classico americano; così pieno di archetipi, stilistici e narrativi, che possono essere cavalcati o stravolti, a seconda delle intenzioni – e del talento ovviamente – di chi si trova a farne uso, ma anche fagocitarne le più nobili intenzioni. Alla sua prima trasferta americana, con I fratelli Sisters, Jacques Audiard decide di affrontare la faccenda di petto e fare i conti proprio con il mito della frontiera. E l’impressione è un po’ quella del forestiero che, entrato in un saloon, sieda tranquillo al tavolo da gioco e, già alla prima mano, sfoderi un poker d’assi di quelli che proprio non ti aspetti.

L’approccio al western

I quattro assi in mano a Audiard sono, inutile a dirsi, il gotha della recitazione a stelle e strisce attualmente su piazza, che di per sé è già un buon inizio. Volendo restare nella metafora da tavolo verde, qualora fossimo in un qualsiasi film western, con una tale apertura – sia che si tratti di pura fortuna oppure di un abile bluff – quello stesso straniero vedrebbe restringersi non poco le sue probabilità di andare via dal saloon sulle proprie gambe. L’approccio al genere, però, qui si discosta sia da qualsiasi forma di classicismo fordiano che dalle varianti di riscrittura del mito operate con segno iperrealista da Peckinpah o maestosamente epico da Leone, per avvicinarsi piuttosto a un omaggio sentito e sghembo più vicino alla scuola dei Coen.

The Sisters Brothers - Joaquin Phoenix & John C. Reilly
Joaquin Phoenix e John C. Reilly a cavallo in una scena de I fratelli Sisters

Un mix di western e buddy movie

Che, nella pratica, si traduce in una sorta di western crudo ma dai contorni intrisi di comicità inevitabilmente nera, elementi d’altronde già presenti nel romanzo di Patrick deWitt dal quale il film è tratto. Ma essendo anche l’opera di un autore fortemente teorico come Jacques Audiard, I fratelli Sisters non si limita a raccontare una storia ma, allo stesso tempo, riflette sulle possibilità – e, per forza di cose, sui limiti – del mezzo scelto per raccontarla. E se il sottogenere di riferimento è il buddy movie, la riflessione del regista francese non può che concentrarsi sulla sua natura intrinsecamente duale, amplificandone il peso semantico a cominciare da un titolo che rafforza il senso di unione dei due protagonisti inserendo un elemento di “sorellanza” – da intendersi anche in termini di sensibilità – al loro essere fratelli.

La trama

E’ il 1851 e Charlie ed Eli Sisters sono due fratelli pistoleri al soldo di un padrino locale chiamato il Commodore. Il più anziano dei due, l’introspettivo Eli (John C. Reilly) continua a uccidere su commissione ma sogna una vita normale, mentre il più giovane e scapestrato Charlie (Joaquin Phoenix) ha ormai preso il controllo del duo nell’esecuzione dei cruenti mandati. I due sono sulle tracce di Herman Warm (Riz Ahmed), in grado di separare l’oro dagli altri minerali attraverso un processo chimico sul quale il Commodore vuole a tutti i costi mettere le mani. Li precede nella caccia l’investigatore John Morris (Jake Gyllenhaal), che ha il compito di rintracciare Warm e trattenerlo fino all’arrivo dei due sicari.

I fratelli Sisters - Jake Gyllenhaal e Riz Ahmed
La seconda coppia presente ne I fratelli Sisters e formata da Jake Gyllenhaal e Riz Ahmed

Lo spettro morale del film

Ecco che anche l’elemento dicotomico che contrappone i due protagonisti – conditio sine qua non di ogni buddy movie che si rispetti, western o meno – viene moltiplicato, a sua volta, per due, con una seconda coppia di personaggi che, in un’ideale spettro morale del film, vanno a posizionarsi sul versante nettamente più umano. Così, mentre i dubbi di Eli e la cieca aderenza di Charlie a una filosofia criminale rappresentano lo yin e lo yang della thug life di frontiera, le dissertazioni di Morris e Warm sulla scienza e su Thoreau prefigurano, in nuce, il definitivo tramonto della divisione manichea tra vincitori e vinti basata esclusivamente su chi sia il più veloce a estrarre la pistola dalla fondina. In pratica è il western che, mentre ostenta se stesso, nega la sua principale ragion d’essere.

In conclusione

Se l’impianto teorico de I fratelli Sisters è assai lucido, oltre che perfettamente intellegibile, ciò che invece sembra mancare a tratti è una bussola che ne orienti il senso in un’unica direzione. Un po’ come se Audiard non riuscisse a operare, oltreoceano, la stessa mirabile sintesi tra cinema di genere e ambizioni autoriali presente in capolavori come Il profeta e Un sapore di ruggine e ossa. Così la bontà delle intenzioni trascende quella di un risultato finale non privo di momenti alti – soprattutto dal punto di vista estetico – ma che, a conti fatti, non centra appieno l’obiettivo, puntando forse troppo sulla suggestione di certi paesaggi e su quel poker di assi/attori lanciato sul tavolo alla prima mano. C’è però di buono che il “forestiero” Audiard non solo porta a casa il risultato, ma esce del tutto illeso dal saloon. E questa forse era la scommessa più difficile.

I fratelli Sisters, diretto da Jacques Audiard e interpretato da Joaquin Phoenix, John C. Reilly, Jake Gyllenhaal e Riz Ahmed, sarà in sala da giovedì 2 maggio 2019 distribuito da Universal Pictures.

VOTO:

 

 

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