Honeyland, film di Tamara Kotevska e Ljubomir Stefanov, candidato all’Oscar come Miglior Documentario e Miglior Film Internazionale, arriva a marzo nelle sale.
Girato nella Macedonia del Nord, Honeyland ci fa conoscere la straordinaria storia di Hatidze una delle ultime donne cacciatrici di api in Europa che riesce a mantenere il delicato equilibrio con la natura seguendo una semplice regola d’oro: prendi pure metà del miele ma lasciane sempre metà per loro… Un film sorprendente che lascia a bocca aperta per la meravigliosa narrazione e per la cinematografia. Girato solo in condizioni di luce naturale e a lume di candela e lampade a petrolio è un ritratto affascinante di solitudine, sopravvivenza, dedizione, povertà.
Hatidze vive con l’anziana madre in un villaggio remoto e abbandonato, privo di strade, elettricità e acqua corrente. Lei è l’ultima donna di una generazione di apicoltori. Sembra uscita da una fiaba. Si arrampica per le montagne su sentieri a picco su alti strapiombi per estrarre il miele dai favi selvatici. Poi canta alle api e il suo modo di fare è così naturale che i suoi movimenti sembrano quasi una danza. Il poco miele che ricava lo rivenderà al mercato di Skopje, dopo quattro ore di cammino. Un giorno la pacifica esistenza di Hatidze viene sconvolta dall’arrivo di una chiassosa famiglia nomade con cento mucche e sette bambini scatenati. Hatidze accetta ottimisticamente l’idea di avere dei vicini di casa offrendo il suo affetto e i suoi consigli sull’apicoltura. Ma non ci vorrà molto prima che Hussein, il patriarca della famiglia nomade, fiuti l’opportunità e sviluppi interesse per la vendita del proprio miele. Hussein ha sette giovani bocche da sfamare e nessun pascolo per il suo bestiame e presto mette da parte i consigli di Hatidze per una sfrenata caccia al profitto. Questo causa una rottura nell’ordine naturale e provoca un conflitto insanabile con Hatidze. L’arrivo di questa famiglia fornisce ad Hatidze una tregua dall’isolamento e dalla solitudine ma, mette in grave pericolo la vita delle api e con essa l’unica forma di sostentamento di Hatidze.
Lungometraggio di debutto dei documentaristi Tamara Kotevska e Ljubomir Stefanov, Honeyland è stato girato in tre anni da una ridotta troupe impegnata in un’intima collaborazione tra i registi e la protagonista. Honeyland è fatto per il grande schermo, è visivamente ambizioso e guidato da una narrazione inaspettatamente drammatica e da un sorprendente senso dell’umorismo. È un ritratto duro e tenero sul delicato equilibrio tra uomo e natura, uno sguardo su un modo di vivere che sta rapidamente scomparendo, e un indimenticabile testamento sulla straordinaria resilienza di una donna.
Il protocollo di Nagoya – una convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica – entrato in vigore alla fine del 1993, ha stabilito le linee guida globali sull’accesso alle risorse naturali. Il suo obiettivo era la promozione di una condivisione giusta ed equa dei benefici per entrambi i fornitori – vale a dire terra, piante, animali e utenti (ovvero uomini) delle risorse. La diversità genetica, o biodiversità, consente alle popolazioni di adattarsi ai mutevoli ambienti e al cambiamento climatico, contribuendo alla conservazione e alla sostenibilità delle risorse. La “crisi del miele” in questo film illustra il rischio che comporta ignorare questi protocolli e sconvolgere il rispetto della biodiversità. La storia di Hatidze è un microcosmo per un’idea più ampia su quanto la natura e l’umanità siano strettamente intrecciate e quanto perderemo se ignoriamo questa connessione fondamentale.
Honeyland è vincitore al Sundance Film Festival lo scorso 2019, dei tre premi principali: World Cinema Grand Jury Prize: Documentary; World Cinema Documentary Special Jury Award For Cinematography; World Cinema Documentary Special Jury Award For Impact For Change. Il film ha ricevuto due candidature agli Oscar 2020 come Miglior Documentario e Miglior Film Internazionale. Questo doppio riconoscimento rende Honeyland un candidato all’Oscar rivoluzionario, che testimonia sia la natura sempre più sconfinata del cinema documentaristico sia della grandezza specifica di questo film.
Ecco tutte le nomination agli Oscar 2020.

Pessima traduzione da un articolo in lingua inglese .. almeno riportate la fonte.
Il film e’ stato girato in Macedonia del Nord, non nel nord della Macedonia!
Ciao Federico, grazie per la segnalazione, che abbiamo provveduto a correggere. Noi abbiamo riportato quanto inviatoci dall’ufficio stampa (non abbiamo fatto alcuna traduzione da articoli inglesi) che appunto ha erroneamente scritto “nord della Macedonia” anziché Macedonia del Nord. Poi magari c’è anche modo e modo, magari meno spocchioso ma altrettanto utile, per segnalare eventuali errori.. visto che sia i redattori sia anche chi lavora negli uffici stampa sono pur sempre persone ed in quanto tali possono commettere errori.