Alessandro Borghi ospite al Giffoni Film Festival 2019 ha parlato di giovani e social, ma anche dei suoi progetti futuri, della centralità del cinema e dell’importanza di restare sempre…giffoners!
«Ho un ricordo chiaro della mia prima volta a Giffoni, tre anni fa: un’emozione forte. Questo Festival è diverso da tutti gli altri, compromessi dal glamour: vive dell’entusiasmo sano dei ragazzi che riescono a entrare in contatto con registi e autori, altrimenti distanti, ed è genuino. Ecco, la parola giusta è genuino». Alessandro Borghi torna a Giffoni nel settimo giorno della 49esima edizione, con tanta voglia di parlare ai ragazzi.
«I giovani hanno un futuro difficile. Prima di tutto perché viviamo un ‘leggero’ problema di surriscaldamento globale e poi perché immersi in un sistema social ormai inquinato. Vanno protetti, anche se credo che sia tardi», dice Borghi, che però distingue tra i diversi impatti che le piattaforme social hanno sui followers. «Facebook può scatenare talvolta il peggio degli esseri umani. Almeno prima dovevi avere il coraggio di guardare in faccia una persona per dirgli quello che pensavi. Twitter è il più politico, ma anche più gestibile, ma io uso solo Instagram, lo preferisco. È importante, però, parlare ai ragazzi dei rischi e dell’enorme potere di queste piattaforme».
Nel futuro dell’attore c’è soprattutto la voglia di arricchire la sua esperienza occupandosi di produzione, che vede come la chance di dare opportunità a giovani talenti contro un meccanismo che ha talmente tanta paura del Box Office da rivolgersi sempre ai soliti nomi. «Se Sollima non avesse deciso di guardare al di fuori dei soliti volti, cui spesso il cinema e la tv abituano, e di prendere uno sconosciuto della Garbatella per Suburra io non sarei qui», dice pensando ai tanti ragazzi che aspirano a entrare nel mondo dello spettacolo. Il successo di Sulla mia pelle lo ha proiettato nell’empireo del cinema internazionale: «Il film ha ribadito lo sconfinato potere ‘umano’ del cinema. Non abbiamo mai voluto fare un film politico, solo ridare una forma umana a Stefano. Il fatto che sia stato ostacolato nell’uscita in sala come una forma di protesta contro Netflix per me è stata un’occasione persa, non solo per gli incassi, ma soprattutto per ribadire la centralità del cinema».
Sull’idea di un film su Giulio Regeni, Alessandro Borghi precisa: «Hanno scritto che non avrei trovato produttori: non è vero. Inoltre la famiglia non vuole e la loro volontà viene prima di tutto». Per adesso in programma c’è un po’ di pausa: «Il film più difficile da girare per me è quello delle vacanze – scherza – Sto leggendo moltissimi progetti e ce ne sono almeno tre che mi interessano. Il punto è incastrare i vari impegni». Alessandro Borghi infatti conferma che sarà sul set della terza stagione di Suburra,prima serie televisiva italiana originale distribuita da Netflix, e che poi tornerà su quello di Diavoli, serie co-prodotta da Sky Italia e Lux Vide che lo vede protagonista con Patrick Dempsey. «Non so ancora quando andrà in onda la prima, ma so che tra un bel po’ di tempo inizieremo a lavorare sulla seconda stagione».
Durante l’incontro con i ragazzi, in cui ha ricevuto anche lo SPECIAL TALENT AWARD, Borghi ha poi aggiunto: «Avevo un ricordo ben definito di Giffoni e oggi mi sono ricordato perché. Per me questo mestiere è un sacco di cose, ma prima di tutto è il contatto con voi, senza di voi non ci sarebbe alcun motivo per fare l’attore. Che emozione il video che mi avete regalato – ha detto ancora dopo aver visto il welcome video – è la testimonianza che vi aiutano a comunicare l’amore. Solitamente lo si riesce a fare a sessanta anni in analisi, qui a Giffoni invece vi fanno un dono pazzesco. Cercate di non cambiar e di mantenere l’entusiasmo, rimanete per sempre giffoners».