Gianni Morandi ci racconta la scelta di tornare al Festival di Sanremo come big in gara, la felicità di Jovanotti, il perché del videoclip girato in carcere, un suo giudizio sulla quota giovane presente alla kermesse e molto altro
Gianni Morandi ci racconta nell’incontro con la stampa al quale abbiamo partecipato la scelta di tornare al Festival di Sanremo come big in gara: «Mi piace anche rischiare, tornare in gara qui a Sanremo è una cosa che mi ha dato una scossa straordinaria. L’arrangiamento di Mousse T è straordinario, riporta ai tempi della Motown. La canzone non è semplice. Con Jovanotti mi sento ogni giorno, ci diamo consigli, siamo felici perché la canzone si sente in giro, le radio le suonano, qua per strada la canticchiano. Quando mi è arrivata la canzone alla fine di novembre e l’abbiamo poi mandata ad Amadeus, ho iniziato a cantarla una decina di volte al giorno perché c’erano una serie di frasi tipo “Fare qualcosa oppormi all’inerzia e alla sua forza che rammollisce il corpo mio da dentro mantenendo rigida la scorza” che devono diventare parole tue, devi masticarla tante volte. Ho fatto un po’ di fatica però alla fine la sento addosso. Mi dà energia quando sento che parte quell’arrangiamento, mi tira su».
Sul video ci dice che il carcere è una metafora del senso di chiusura che la pandemia ci ha provocato: «Il video è stato girato in un carcere a Roma perché ci sentiamo tutti carcerati con questa pandemia e tutti abbiamo voglia di aprire le porte e scappare lontano». Nessun album all’orizzonte: «Si è tornati indietro agli anni ’60, quando erano lanciati solo singoli, diciamoci la verità, nessuno ascolta più un disco intero. Vedremo come va questa canzone, l’accoglienza, ci ragioneremo. Ogni giorno è un giorno nuovo come dico nel pezzo».
Sul Festival di quest’anno Gianni dice la sua soprattutto sulla quota dei giovani in gara: «La musica ci aiuta a ripartire, i giovani che sono sul palco sono molto più sicuri di noi, con il tempo senti che la responsabilità cambia. Magari con qualcuno farò qualcosa, già ho avuto modo di collaborare con Rovazzi, chissà in futuro con chi. Prima di andare sul palco ero io che chiedevo a loro consigli, perché i ragazzi di oggi sono più preparati, non ho nulla da insegnare».