La nostra recensione di Ghiaccio, esordio alla regia di Fabrizio Moro con Alessio De Leonardis, un sobrio dramma sportivo sul pugilato, con Vinicio Marchioni e Giacomo Ferrara in un’appassionante storie di riscatto
Il pugilato non è solo uno sport, è una filosofia di vita. Dedizione, sacrificio, rispetto: imperativi categorici per un pugile professionista e principi che trasudano da ogni scelta artistica alla base di Ghiaccio, esordio alla regia del cantante Fabrizio Moro e del regista e sceneggiatore Alessio De Leonardis. La storia di due pugili, di due generazioni che trasformano il ring nel fertile campo in cui realizzare i propri sogni o dare nuovo vigore ad ambizioni sfiorite. Un film di pancia e di cuore, che cita grandi film americani sullo stesso argomento (da Rocky a Million Dollar Baby), senza mai rinunciare alla sua straripante identità italiana.
Di pugile in pugile
Roma, 1997. Giorgio (Giacomo Ferrara) è una giovane promessa della boxe, orfano di un padre assassinato dalla malavita locale della borgata in cui vive con la madre. Strozzato dal debito ereditato dal padre, il ragazzo rischia di sprecare il suo incredibile talento. Massimo (Vinicio Marchioni), ex pugile e ora allenatore, però, ha altri piani per lui: è deciso a permettere a Giorgio di diventare un professionista. Tra allenamenti estenuanti, amori genuini, contrasti familiari e l’ombra della malavita, i due sviluppano un sincero legame di stima e affetto.
Rialzarsi
Incalzati dai fantasmi del passato, esitanti in un presente che gli si sgretola sotto i piedi ad ogni passo e proiettati verso un futuro che, di allenamento in allenamento, pare farsi più nitido, i protagonisti di Ghiaccio imparano a rialzarsi ad ogni colpo subito, a continuare a lottare nonostante tutto. È la loro resilienza a renderli eroici, le loro insicurezze a farne trasparire la vibrante umanità. Giorgio ritrova in Massimo la figura paterna che ha perso. Massimo si specchia in Giorgio e spera che il suo protetto possa giungere dove lui non ha avuto il coraggio di avvicinarsi. A rendere ancora più intenso il legame tra i protagonisti è la chimica tra i due interpreti. Giacomo Ferrara ha la spigolosità giusta per dare forma allo smarrimento e alla grinta sopita del giovane pugile; Vinicio Marchioni, invece, dona al suo personaggio il suo sguardo affettuoso e un carisma trascinante.
Il ring della borgata
Benché lo sviluppo delle vicende narrate in Ghiaccio sia facilmente intuibile sin dalle sue prime scene, la sua efficacia sta nel suo essere profondamente ancorato alla realtà geografica che sta raccontando e nel contempo proporre valori universali. La messa in scena della borgata romana è particolarmente funzionale a descrivere una realtà umile e infestata dalle scorribande della malavita, ma abitata da donne e uomini onesti, stanchi dei soprusi. Lo sport diventa, in questa situazione, un’ancora, un faro per quei ragazzi che in una palestra trovano un rifugio e una possibilità. La regia lineare, la fotografia granulosa, la colonna sonora equilibrata (di cui è parte Sei tu, il brano con cui Fabrizio Moro partecipa al 72° Festival di Sanremo), costruiscono una sobria confezione attorno ad un’appassionante storia di riscatto ed emancipazione.
Ghiaccio. Regia di Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis. Giacomo Ferrara, Vinicio Marchioni, Claudio Camilli, Beatrice Bartoni, Sara Cardinaletti, Valerio Morigi, Lorenzo Grilli, Emanuele Propizio, Mauro Cremonini, Lidia Vitale. Al cinema 7, 8 e 9 febbario, distribuito da Vision Distribution e Universal Pictures.
3 stelle
