Ghemon è in gara al Festival di Sanremo 2021 con Momento perfetto e nell’incontro ci ha raccontato le sue sensazioni dopo la prima esibizione, il videoclip del brano, il nuovo disco e molto altro
Ghemon è in gara al Festival di Sanremo 2021 con Momento perfetto e nell’incontro ci ha raccontato come si sente dopo la sua prima esibizione e sottolinea che la classifica non sia prioritaria per lui: «Mi sento particolarmente in forza, credo di essere arrivato a un punto della mia strada che il fuori e il dentro corrispondono, sono felice di questo. Mi hanno chiesto se mi amavo di più, ho risposto che mi vedo più come un amico. Ero solitario a scuola, mi sono distinto, voglio far riconoscere la mia voce ed essere me stesso, portare il mondo musicale prima di “Rose viola” e poi di “Momento perfetto” era azzardi che non avrei mai ipotizzato anni fa per cui sono molto soddisfatto al di là della classifica momentanea. Se finisco ultimo l’anno prossimo retrocedo a Sanremo Giovani giusto?»
Il videoclip è girato in un black bar scatenato: «Il video è un tributo ai Blues Brothers, alla scena in cui Aretha Franklin canta Think, mi trasmetteva una grandissima energia e gioia, volevo omaggiare un film cult. Riuscire a fare un video tutti insieme in questo periodo è un evento e spero che chi lo guardi possa sorridere».
Il brano in gara al Festival ha un arrangiamento avvolgente in cui spiccano i fiati (parte curata, arrangiata e suonata dal trombettista, vincitore di 11 Grammy, Philip Lassiter, ex membro della New Power Generation di Prince), è un inno a chi reagisce in una società che spesso sfrutta il lavoro senza dare opportunità e che costringe a troppi compromessi: «L’ho scritta il 5 giugno perché ho la nota vocale del ritornello salvata sul telefono. La canzone è come un diario per me, si aprivano le porte dello studio di registrazione dopo la fine del lockdown. Ero voglioso di dire con leggerezza che era il momento perfetto per andare avanti. La musica è molto energica e gioiosa, mentre il testo affronta temi generazionali, legati anche a generazioni prima della mia. Ho guardato dentro e fuori di me. Ritenevo che servisse una lettura internazionale sui fiati e ho pensato a Philip, dopo molta titubanza e remore mi sono fatto coraggio e ho proposto a lui di darmi un contributo, ha risposto alla mail dopo mezz’ora e dopo tre giorni mi ha mandato il tutto».
Il soul è in grande crescita come testimoniano le presenze di Folcast e Davide Shorty tra le Nuove Proposte: «Sono davvero felice per loro, non hanno mai lesinato i complimenti nei miei confronti, sono contento di avere aperto delle porte chiuse, il resto non conta. Sono primo tante volte in questo modo. Quello di cui parliamo è un genere molto dinamico, negli ultimi anni lo streaming e il fatto che il pop sia intriso di soul, anche Beyoncè e Taylor Swift hanno vocalità che arrivano da quel mondo, prima era estremamente di nicchia».

Una giornata sanremese tipo è molto diversa rispetto alle precedenti edizioni: «Ti svegli e fai colazione in camera, hai le interviste in camera, pranzi in camera, nel pomeriggio esci sul balcone. Siamo confinati in albergo, ringrazio la squadra che sta lavorando con me dall’etichetta al management. Stiamo tutti rispettando le regole. Con un accompagnatore posso andare in teatro a cantare. Sono grato di cantare anche se in queste condizioni. Con i Neri per Caso ci siamo ritrovati ieri sera nella hall insieme a Diodato ed è stato un momento davvero bello».
Molto particolare la copertina con un gatto sulle spalle del cantautore: «Con me ho un gatto pronto a scattare come il sottoscritto, è il mio settimo album e loro hanno sette vite, penso di averle vissute altrettante, era davvero simbolica la presenza di un felino». Il disco esce il 19 marzo e si intitola E vissero feriti e contenti: «Spero che una volta finito questo periodo possiamo essere felici di averlo superato. Un disco di squadra in un anno di grande solitudine con un gruppo di ragazzi estremamente competente e piacevole. Ho scritto due dischi in un anno, mi sono guardato dentro e ho apprezzato quello che avevo nella mia vita. Arrivo al Festival in uno stato mentale sereno e frutto delle ferite precedenti, i normali sali e scendi dei primi due giorni di Sanremo è un gioco che volevo fare.».
