Fino alla fine, recensione RoFF19: Gabriele Muccino si dà al thriller ma sbaglia quasi tutto

Fino alla fine - Elena Ekampouris e Saul Nanni (Photo Credits @Valentina Glorioso)
Fino alla fine - Elena Ekampouris e Saul Nanni (Photo Credits @Valentina Glorioso)

Dalla Festa del Cinema di Roma la nostra recensione di Fino alla fine, il nuovo film di Gabriele Muccino che per la prima volta si cimenta col thriller: un tentativo lodevole nelle intenzioni e con un paio di buoni momenti, ma anche troppo pieno dello stile pomposo e urlato del regista

Lo avevamo lasciato nel raccontare Gli anni più belli e lo ritroviamo con Fino alla fine, sua prima incursione nel thriller presentata alla 19ª Festa del Cinema di Roma. Gabriele Muccino si può amarlo o no, ma non si può negare come sia stato capace di reinventarsi più di molti altri suoi colleghi nostrani, rimanendo però sempre fedele alla sua poetica cinematografica. Non fa eccezione questo thriller che scivola nel melodramma, in cui le giovani promesse Elena Kampouris e Saul Nanni si amano, si tuffano dalle scogliere, scappano dalla polizia e da una vita che sta lasciando solo detriti dietro sé. Peccato però che il film proprio non funzioni, se non in un paio di frangenti.

Fino alla fine - Elena Ekampouris (Photo Credits @Valentina Glorioso)
Fino alla fine – Elena Ekampouris (Photo Credits @Valentina Glorioso)

Una folle giornata di vacanza

Sophie (Elena Kampouris) è una giovane americana di vent’anni che ha vissuto tutta la vita sottovuoto e in solitudine. Durante una vacanza a Palermo con la sorella, nelle ultime
24 ore prima del ritorno in California, incontra Giulio (Saul Nanni) e il suo gruppo di amici siciliani. Desiderosa di vivere fino in fondo, Sophie decide di scegliere di camminare sull’orlo del baratro trascinandosi in una vertigine pericolosa, trasformando una semplice avventura in una battaglia per la sopravvivenza, il riscatto e l’adrenalina pura. In questo labile confine tra vita e morte, Sophie verrà risucchiata dal fascino del pericolo, commettendo errori che marchieranno la sua vita, cambiandola per sempre.

Fino alla fine - Lorenzo Richelmy ed Elena Ekampouris (Photo Credits @Valentina Glorioso)
Fino alla fine – Lorenzo Richelmy ed Elena Ekampouris (Photo Credits @Valentina Glorioso)

Muccino, sotto mentite spoglie

Chissà come mai Gabriele Muccino non ha citato il tedesco Victoria di Sebastian Schipper come modello di riferimento diretto per questa sua prima incursione nel thriller. Perché, tolte nazionalità e backstory della protagonista e lo spostamento dell’arena da Berlino a Palermo, tutto lo sviluppo diegetico è praticamente identico, intonso, cristallino come il mare di Sicilia in cui Sophie e Giulio si tuffano in una delle prime scene. E, trama a parte, i due film parlano un po’ in fondo della stessa cosa: l’essere intrappolati in una vita che non è mai stata la tua, la voglia tutta giovanile di sfuggire alle regole, alle aspettative, ai diktat di una società che – diciamocelo – i giovani non li tollera poi granché.

Fino alla fine è un film profondamente mucciniano, anche se il cambio di genere a prima vista potrebbe confondere o ingannare. Lo è nel suo essere costantemente urlato, diretto, privo di qualsiasi filtro e men che meno di sottotesti, non detti, sottigliezze di sceneggiatura. Lo è però anche nella sua pomposità estrema, nel tappeto musicale costante che ne amplifica l’eco drammaturgico, nel modo in cui la componente thriller viene solo accennata e presto fagocitata dal quel melodramma che è un po’ la cifra stilistica e identitaria di Muccino senior. Nulla di male, ci mancherebbe, però l’effetto diventa straniante e dissonante rispetto alle potenzialità di sviluppo del plot.

Sembra quasi che il regista americano abbia cercato (e forse trovato) terreno fertile perché la sua idea di cinema potesse esplodere in tutta la propria enfasi, intrappolando i propri giovani personaggi in una tela di continui rovesciamenti di prospettiva in cui però niente viene nascosto, sottratto allo sguardo dello spettatore o accennato. È tutto ben visibile, le motivazioni, le intenzioni, persino i turning point ad un certo punto vengono dichiarati, e quindi manca la sorpresa del thriller, lo stato tensivo viene prima costruito e poi disfatto nel giro di poche scene (anche se la sequenza in long take della fuga in albergo rimane notevole), l’anima stessa del genere dissacrata dall’ingenuità dei dialoghi.

Fino alla fine - Yan Tual, Lorenzo Richelmy, Enrico Inserra, Saul Nanni ed Elena Ekampouris (Photo Credits @Valentina Glorioso)
Fino alla fine – Yan Tual, Lorenzo Richelmy, Enrico Inserra, Saul Nanni ed Elena Ekampouris (Photo Credits @Valentina Glorioso)

Il lato oscuro della giovinezza

Ed è a questo punto che il paragone con l’originale tedesco viene per forza a galla. Se Victoria risolve la sua furia rigenerativa nel lunghissimo piano sequenza che lo compone, nella lunga introduzione che fa da confronto tra la ragazza e i quattro amici con la tenerezza iniziale con il tono della trilogia Before di Linklater che si tramuta in tensione insostenibile, la gestione dei vari toni da parte del cineasta romano è non solo molto più incerta ma anche molto meno al servizio della storia e del tema. Schipper riusciva a sparire dietro la macchina da presa tenendo però perfettamente le redini del racconto, Muccino si lascia fagocitare da un genere che evidentemente non sa come gestire.

Ne risente Fino alla fine in tutti i suoi aspetti, a partire dal racconto del lato oscuro della giovinezza quando quest’ultima fa scontrare la propria illusione con il mondo reale. Quattro ragazzi e una ragazza appena conosciutisi costretti a diventare dei criminali per una notte, mentre il prezzo dei loro comportamenti esige di essere pagato con il sangue, con la libertà o forse con entrambi. Un’idea fortissima e foriera di possibilità, che però questo remake non dichiarato sciupa nella sua incapacità di costruire pathos o personaggi credibili fino in fondo. E, sebbene non tutti i momenti siano da buttare, permane la sensazione di un Muccino che deve necessariamente far fare al proprio cinema un passo indietro.

Perché possiamo accettare le ingenuità di scrittura, i plot armor (com’è possibile che la polizia non controlli i passaporti di due potenziali fuggitivi?) e anche la patinatizzazione estetica, la rinuncia alla sporcizia e l’appiattimento dell’arena palermitana ritratta come una città da cartolina; quello che però non si può accettare è come un film come Fino alla fine rinunci del tutto alla capacità di raccontare con un minimo di rigore, di coerenza interna, di stile.

TITOLO Fino alla fine
REGIA Gabriele Muccino
ATTORI Elena Kampouris, Saul Nanni, Lorenzo Richelmy, Enrico Inserra, Francesco Garilli, Yan Tual, Ruby Kammer
USCITA 31 ottobre 2024
DISTRIBUZIONE 01 Distribution

 

VOTO:

Due stelle

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