Figli: la recensione del divertentissimo addio al cinema di Mattia Torre

Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea in Figli

Se anche Figli fosse davvero l’ultimo film scritto da Mattia Torre, ci sarebbe comunque da essere contenti. Perché è un film intriso di un ottimismo speranzoso del quale, forse mai come in questo momento, abbiamo davvero bisogno.

Un film di Mattia Torre

Malgrado non abbia fatto in tempo a dirigerlo Figli è, a tutti gli effetti, un film di Mattia Torre. La locandina questo lo specifica piuttosto bene, indicando – caso più unico che raro – il suo nome ancor prima di quello di Giuseppe Bonito, regista chiamato a sostituire il prematuramente scomparso autore de La linea verticale e, insieme ai sodali Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, della serie di culto Boris. Proprio La linea verticale – oltre al breve monologo “I figli ti invecchiano”, che Torre utilizza come ispirazione e colonna portante per la sceneggiatura di Figli – detta le coordinate di una narrazione unica nel suo giostrarsi abilmente tra malinconia e commedia, spesso anche nell’arco della stessa scena.

Due splendidi protagonisti

Una leggerezza pensante che è stata sempre la principale cifra distintiva di un autore che, dopo aver visto questo suo film/lascito, non potrà non mancare ancora di più a chiunque si ostini a chiedere alla commedia anche un briciolo di sostanza. Fondamentale, ai fini di tale risultato, la partecipazione, anche evidentemente emotiva, di un Valerio Mastandrea al quale il ruolo di questo giovane padre, così diviso tra la consapevolezza di dover fare “la propria parte” e la voglia di fuga, sembra cucito letteralmente addosso. Tanto che la solitamente istrionica Paola Cortellesi ha l’intelligenza interpretativa di fare un passo di lato e lavorare molto più di sottrazione rispetto ai suoi standard, così da raggiungere l’alchimia perfetta con il collega e – piccola curiosità – ex partner nella vita.

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Figli - Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi
Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi in una scena di Figli

La trama

Figli racconta la storia di Nicola e Sara, una coppia innamorata e felice. Sposati da tempo, hanno una figlia di sei anni e una vita che scorre senza intoppi. Ma quella che era iniziata come una dolce fiaba romantica si trasforma in un vero incubo con l’arrivo di Pietro, il secondo figlio. Quella che sembrava una perfetta famiglia media inizia a mostrare i primi squilibri e i due coniugi si ritroveranno a scontrarsi con l’imprevedibile. Iniziano così a emergere vecchi rancori, insoddisfazioni che non riescono più a essere celate e ogni minimo disaccordo sembra essere motivo di litigio. Tra bimbi che piangono, lavatrici, urla e faccende domestiche accumulate, Sara e Nicola riusciranno a superare la crisi generata dalla nascita del loro secondogenito?

Quella dei due protagonisti è la crisi di un intero Paese

Se pure Figli fosse davvero l’ultima opera di Torre ad essere trasposta su grande schermo, ci sarebbe comunque da essere contenti. Perché la storia che l’autore ci lascia in eredità non è soltanto quella della crisi di coppia di due quarantenni, ma è quella di un intero Paese che si sente lasciato inesorabilmente da solo. Con l’instabilità economica – simboleggiata dall’incubo delle cartelle esattoriali – genitori anziani che, consapevoli della loro centralità in un sistema fondato più sulle loro pensioni che non sul contributo giovanile, abdicano al loro ruolo di nonni amorevoli e un amore reciproco che, per quanto forte e sincero, a tratti semplicemente non riesce a tenere il passo con la vita di tutti i giorni.

Figli - Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea
Ritratto di famiglia in crisi in un’altra scena di Figli

La sensazione di assistere a un pezzo di vita vera

Tutte queste cose Mattia Torre ce le racconta con un sorriso sardonico – e, si badi bene, mai beffardo – sempre ben fisso sul volto e, soprattutto, senza il piglio spocchioso di chi pretanda di spiegarti la vita. Perché, prima delle difficoltà e delle notti insonni, c’è l’affetto. In primis quello, mai celato in alcun modo, dell’autore per i suoi due protagonisti. Un affetto che lo porta a non considerarli mai come figurine archetipe da sacrificare sull’altare dello schematismo narrativo, bensì come persone reali. Al netto degli (esilaranti) intermezzi onirici o della surrealtà di certe situazioni, ciò che resta sullo sfondo è sempre la sensazione di stare assistendo a un pezzo di vita vera.

In conclusione

E, nella vita vera, non ci si urla addosso come in un film di Muccino e la rabbia si stempera spesso in una sonora risata. Vero e proprio inno alla resistenza di chi decide di rimanere, prima ancora che alla genitorialità in senso stretto, Figli è un’opera intrisa di un ottimismo speranzoso del quale, forse mai come in questo momento, abbiamo bisogno. Come se, un attimo prima di lasciarci per sempre, Mattia Torre ci avesse tenuto a dirci che sì, forse è vero che tutto sta andando a rotoli, e quella di fare figli nell’Italia del 2020 potrà anche non essere la migliore delle decisioni. Però ce la possiamo fare. E già solo per questo verrebbe da dirgli “grazie” a Mattia Torre.

Figli, scritto da Mattia Torre, diretto da Giuseppe Bonito e interpretato da Valerio Mastandrea, Paola Cortellesi, Stefano Fresi, Valerio Aprea e Paolo Calabresi sarà in sala da giovedì 23 gennaio, distribuito da Vision Distribution.

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