La recensione di Femminile singolare, pellicola composta da sette diverse storie di donne dirette da altrettanti registi: un progetto interessante, in cui manca però la giusta coerenza narrativa
Sette storie di donne
Emma (Dorothée Gilbert, vera Étoile dell’Opera di Parigi) è una ballerina di danza classica, incinta di 3 mesi. Peccato che la direttrice dell’Opera (Catherine Deneuve), che l’ha scelta per mandarla al Bolshoi come sua allieva migliore, non sia ancora al corrente della gravidanza. Simona (Monica Guerritore) lavora in fabbrica per mantenere la famiglia, compreso il marito disoccupato, ma sogna di regalare alla figlia un abito costoso per le sue prossime nozze. Nicoletta (Agnese Claisse) è una prostituta che sale su un autobus notturno e lì si imbatte in varie figure femminili nelle quali riconosce il suo stesso doloroso passato.
Una ragazza kosovara è costretta ad assistere all’impotenza della madre, picchiata dal padre. Così, quando viene promessa in sposa ad un connazionale che si è trasferito in Germania, cercherà di salvare entrambe da un destino segnato. Una figlia gay porta la madre malata da un sedicente guaritore e viene accompagnata dalla sua compagna, che la madre non accetta. La mamma di un ragazzo disabile deve fare i conti con il risveglio della sessualità di suo figlio. Una giovane promessa sposa in Albania deve dare prova della sua verginità alla futura suocera per mostrarle il rispetto della tradizione.
Progetto interessante negli intenti
Femminile singolare racconta sette storie di donne attraverso altrettanti cortometraggi di durata differente. Alla regia si alternano James Bort, Rafael Farina Issas, Kristian Gianfreda, More Raça, Matteo Pianezzi, Adriano Morelli, Elena Beatrice e Daniele Lince. Il progetto si rivela interessante, soprattutto per l’evidente desiderio di affrontare tematiche diverse – tutte rigorosamente al femminile – cercando di dare a ciascuna la propria dignità. Peccato però che tali buoni propositi non siano accompagnati dalla giusta coerenza narrativa.
Coerenza estetica ma non narrativa
Non che tale coerenza non sia stata cercata. Al contrario, il tentativo è evidente soprattutto se si considera il confezionamento dei cortometraggi: ciascuno è anticipato da una cornice che propone una citazione, il titolo del corto e il nome del regista che l’ha curato. Per il resto, il comune denominatore delle storie e la centralità delle donne in ogni loro sfaccettatura. Questo unico fil rouge regge solo fino ad un certo punto: poi bisogna fare i conti con stili e messaggi che non sempre vanno nella stessa direzione.
Necessità di scavare
Bisogna poi considerare anche la brevità dei racconti. Il cortometraggio obbliga per sua stessa natura all’immediatezza, eppure non tutti i corti che costituiscono Femminile singolare posseggono il giusto impatto. Alcune storie coinvolgono più di altre, alcune beneficiano di interpreti capaci di illuminare la scena con la loro sola presenza (basti citare Catherine Deneuve, incisiva nonostante le pochissime battute a lei riservate), altre invece non raggiungono la forza sperata. Tutti questi elementi spengono in parte l’entusiasmo iniziale, rendendo la visione non sempre scorrevole. Si sente la mancanza della giusta sferzata ironica, satirica o almeno una critica sociale davvero sincera e profonda. C’è tanto in gioco, ma si resta troppo in superficie.
Femminile singolare, distribuito da Artex Film, arriva nelle sale italiane l’11 maggio 2022. Nel cast Monica Guerritore, Catherine Deneuve, Agnese Claisse e Violante Placido.