La recensione di Ema, film diretto dal regista cileno Pablo Larraín: la protagonista è infuocata e rompe ogni convenzione sociale, per riscrivere il suo personalissimo concetto di libertà e famiglia
Libertà e famiglia
Ema (Mariana Di Girolamo) e Gastón (Gael García Bernal) sono sposati e lavorano insieme ad un progetto artistico insieme alla loro compagnia di danza sperimentale. La vita di entrambi finisce ko quando il figlio adottivo Polo cerca volontariamente di dare fuoco alla sorella di Ema. Questo scioccante episodio di violenza la spinge ad abbandonare il figlio, ma questo trauma distrugge sia il suo matrimonio che la sua stabilità personale. Ema si tuffa così in un percorso fatto di ballo, passioni corporali sfrenate, amicizia, libertà e seduzione. La ragazza sembra allo sbando ma non lo è affatto. Al contrario, ha un piano ben preciso per riprendersi tutto ciò che le è stato tolto.
Magnetismo e follia
Ema è una figura magnetica. La passione per il ballo e le diverse perversioni che la caratterizzano la rendono magnetica e mai banale. Nulla sembra al di fuori della sua portata, per quanto possa sembrare folle: Ema brucia, spegne, costruisce, distrugge, pianifica, improvvisa. L’esile figura di Mariana Di Girolamo ben si adatta al personaggio. Non sorprende che il regista – come lui stesso ha ammesso – l’abbia scelta in fretta, dopo averla notata su un giornale e averla incontrata in un bar solo per pochi minuti.
Un riconoscimento dalla critica
Ema è un film che restituisce uno spaccato della vita in America Latina e sfida al tempo stesso le convenzioni sociali. Guardarlo con occhi offuscati dal perbenismo significherebbe perdere gran parte del suo fascino. Ciò che viene presentato dal film di Pablo Larraín è un modello femminile contemporaneo e spiazzante, che sfida i giudizi di tutti – spettatori compresi. La protagonista è quasi un’antieroina che reagisce con forza alle avversità della vita, a testa alta e assorbendo ogni colpo senza snaturare la sua anima ribelle. Proprio questo modello così rivoluzionario ha fatto sì che Ema sia stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI).
Ema ha le idee ben chiare
La trama segue dei sentieri apparentemente sconnessi, eppure la sceneggiatura scritta da Guillermo Calderón, Alejandro Moreno e dallo stesso Larraín ha le idee ben chiare. I fatti si susseguono, si rincorrono, vengono intervallati prima dalla danza sperimentale e poi dal Reggaeton. Eppure alla fine ogni sentiero sbuca esattamente nello stesso punto: quello pianificato sin dal principio da Ema. Sfidando il concetto di famiglia allargata, di amore e di amicizia, la pellicola è destabilizzante per certi versi ma illuminata per altri. Un prodotto particolare, non adatto ad ogni tipo di pubblico, ma che ha molto da comunicare a coloro che sono pronti ad ascoltare la storia di un’anima controversa.
Ema, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2019, arriva nelle sale italiane il 2 settembre distribuito da Movies Inspired.