I Manetti Bros fanno il bis con Diabolik – Ginko all’attacco!, un secondo capitolo più esplosivo con Miriam Leone, Valerio Mastandrea e le new entry Giacomo Gianniotti e Monica Bellucci
Ad un anno di distanza dal primo capitolo, i Manetti Bros confezionano con Diabolik – Ginko all’attacco! un secondo film che spinge maggiormente sul pedale dell’azione e dell’emotività. Mentre Miriam Leone e Valerio Mastandrea si confermano efficaci pur nel loro manierismo nei rispettivi ruoli di Eva Kant e Ginko, la vera sorpresa è un Giacomo Gianniotti che non fa affatto rimpiangere l’abbandono di Marinelli, e anzi ci regala un Diabolik molto più ricco di sfumature. Degna di nota anche la prova di Monica Bellucci, la cui Altea è affascinante e avvolgente quanto basta da ammaliarci.
Un altro colpo a Clerville
Diabolik (Giacomo Gianniotti) ed Eva Kant (Miriam Leone), dopo essere riusciti a rubare la preziosissima corona Armen, hanno intenzione di tentare il tutto per tutto con un colpo ancora più rischioso: sottrarre alla potente duchessa Altea di Vallemberg (Monica Bellucci), in arrivo a Clerville per un evento esclusivo, tutti i gioielli appartenenti alla sua collezione. Questa volta però l’ispettore Ginko (Valerio Mastandrea) non ha nessuna intenzione di farsi trovare impreparato, e mette a punto un piano perfetto per poter finalmente assicurare Diabolik ed Eva alla giustizia. Ma quando tra i due criminali qualcosa sembra rompersi, costringendoli a separarsi, Ginko capisce di poter usare Eva per tentare di incastrare una volta per tutte il Re del Terrore. Potrà però fidarsi della donna in nero? E riuscirà ad acciuffare Diabolik restituendo i preziosi gioielli ad Altea, con la quale porta avanti da tempo una passionale storia d’amore clandestina?
Meno rigore, più cuore
Il primo Diabolik era un film dal fortissimo impianto fumettistico, che faceva del rigore e della rappresentazione il più filologica possibile il senso ultimo della propria trasposizione. Era un film tutto di testa, glaciale sia nelle dinamiche tra i personaggi che nella messa in scena precisissima al dettaglio. Da questo ne è derivata una scelta artistica precisa, che voleva i personaggi comportarsi più come archetipi che come individui dotati di bidimensionalità e di un certo range emotivo. In questo secondo capitolo i Manetti Bros aggiustano un po’ il tiro ma non troppo, scegliendo comunque di rimanere ben attaccati a quella rigidità e a quel manierismo di stampo più teatrale che cinematografico, ma cercando di conferire ai personaggi principali degli strati emotivi legati sia al tema del film, quello del desiderio, che al loro arco di trasformazione. Diabolik- Ginko all’attacco! è quindi un film dalla doppia faccia, come quella che il protagonista spesso indossa durante i suoi colpi, un’opera che ragiona sui limiti e sulla forza del desiderio, costringendo i personaggi a confrontarsi con le loro paure: la perdita, la sconfitta, l’oscurità. Quella vera.
Rapporti di forza e d’amore
Diabolik – Ginko all’attacco! è un film nel quale la figura centrale, più ancora che nel primo episodio, è quella di Eva Kant. È il suo il personaggio centrale della narrazione, quello da cui la vicenda principale non solo si sviluppa ma si ramifica. Ma è anche un film molto più femminile rispetto al predecessore, poiché anche il personaggio di Altea ha una sua centralità nonostante il minutaggio non enorme dedicatole. I Manetti Bros decidono, in accordo con il co-sceneggiatore Michelangelo La Neve (al quale il film dedica un toccante omaggio nel finale) di indagare sui rapporti di forza e di amore all’interno di due relazioni molto diverse, ma di farlo attraverso lo sguardo e il calore dei due personaggi femminili. Sono Eva ed Altea che contrastano la glacialità dello sguardo di Diabolik e l’incapacità di Ginko di manifestare apertamente i propri sentimenti e sono sempre Eva ed Altea a fare il primo passo, sbrogliare la matassa, proteggere il proprio uomo dal nemico o da se stesso. E se la relazione tra Diabolik ed Eva a questo giro possiede in sé un elegante decadentismo, aiutata dalla chimica insperata che si instaura tra Giacomo Gianniotti e Miriam Leone, quella tra Ginko e Altea nasconde un dolore e un ardore lampanti allo tesso tempo: possono solo sfiorarsi, toccarsi al massimo, amarsi con gli occhi e null’altro.
Posti fuori dal tempo
Cosiccome avveniva nel primo Diabolik, anche in questo Diabolik – Ginko all’attacco! la ricostruzione precisa al dettaglio di un’immaginaria cittadina del sud della Francia negli anni ’60 è qualcosa in più che un semplice lavoro filologico sull’arena. La Clerville e la Ghenf del film sono infatti due città molto diverse tra loro, ma vive e dotate di un certo carisma oltre che di un innegabile fascino. Quasi dei posti in cui il tempo non sembra mai passare, nonostante alcuni riferimenti di scenografia e costumi, poiché è come se raccontassero in qualche modo un mondo che non c’è più o che forse non c’è mai davvero stato. Il Negroni che Diabolik ed Eva sorseggiano a bordo piscina, le pellicce e i gioielli che adornano i colli delle signore dell’alta società, le macchine di lusso e le feste esclusive sono allora la rappresentazione di un incanto nostalgico, del canto del cigno di un’epoca che abbiamo così tanto mitizzato e che ora cerchiamo disperatamente di recuperare per fissarla nel tempo, in eterno.
Più azione, un po’ meno reazione
Come già scritto in apertura questo Diabolik – Ginko all’attacco! è un secondo capitolo più esplosivo, più ipercinetico e quindi più legato al mondo e al modo tipico dei Manetti Bros. Nonostante tutti gli interpreti mantengano una recitazione d’impostazione teatrale e nonostante alcune inquadrature siano fortementi debitrici di uno stile ultra-fumettistico (come quelle del lancio del coltello da parte di Diabolik), il film decide di abbracciare un ritmo e un pacing narrativo più incalzante anche nelle svolte di trama, peraltro forse sin troppo prevedibili. Il risultato è sicuramente quello di un film meno respingente e più in linea con i parametri realizzativi contemporanei per quanto riguarda le storie tratte da fumetti, ma dall’altra parte perde un po’ di quell’unicità e di quell’allure retrò che avevano contraddistinto il primo film e che avevano contribuito a far respirare a pieni polmoni le atmosfere e le suggestioni del mondo narrativo creato dalle sorelle Giussani. Nel tentativo, comunque riuscito, di elevare la materia filmica al di sopra dell’omaggio puro e crudo i Manetti Bros sacrificano parte di quel fascino, per concentrarsi più sulla parte attiva e meno su quella reattiva della storia.
Un altro cinefumetto è possibile
Diabolik – Ginko all’attacco! dimostra come comunque in italia sia ancora possibile pensare e poi realizzare un cinefumetto diverso, lontano dalle derive marvelliane del dittico di Salvatores o dalla ruspante voracità romana del Jeeg Robot di Mainetti. Questo è un film di testa che non rinuncia però questa volta a far palpitare anche un po’ di cuore, e soprattutto è un’opera che tenta di smarcarsi da derive postmoderne per abbracciare invece un ritorno quantomeno parziale ad un classicismo formale e stilistico, oltre che tematico. È un lavoro che racconta di anime che fuggono e che si cercano nella notte, disperate e sole anche quando non lo sono, di uomini e donne che cercano disperatamente un barlume di felicità e umanità anche quando pensano di non averne bisogno. Un po’ come il James Bond di Daniel Craig (che i Manetti omaggiano in una bella sequenza durante i titoli di testa) anche Diabolik è un uomo freddo che cerca il calore del conforto e dell’amore, ma che anche quando sembra trovarlo preferisce andare avanti per la sua strada. Possibilmente a bordo della sua Jaguar E-Type, ovviamente nera.
Diabolik – Ginko all’attacco!, regia dei Manetti Bros con Giacomo Gianniotti, Miriam Leone, Valerio Mastandrea, Monica Bellucci, Alessio Lapice, Andrea Bruschi e Linda Caridi, in uscita nelle sale il 17 novembre distribuito da 01 Distribution.
Tre stelle e mezzo