Dal 3 al 15 aprile sul palcoscenico del Teatro Argentina è in scena Delitto e castigo del moscovita Konstantin Bogomolov, tra le voci più irriverenti e provocatorie della scena russa, che attualizza la vicenda a partire dal protagonista Raskol’nikov, qui un immigrato africano che si rende colpevole di omicidio uccidendo una donna bianca e sua figlia.
Delitto e castigo è già frutto nel tempo di innumerevoli adattamenti teatrali, l’opera è vista dal regista attraverso un allontanamento e una presa di distanza dalle influenze formali di ambientazione russa e da tutto ciò che storicamente, religiosamente e politicamente questa adesione comporterebbe. Bogomolov afferma che portare oggi in scena un romanzo come Delitto e castigo «significa innanzitutto cercare il modo di rapportarsi a un materiale fortemente arcaico. Scoprire come padroneggiare l’inattualità del tema trattato. Le domande che ci si poneva nel XIX secolo non sono più formulate oggi con lo stesso pungente impulso di trovare una risposta. Il dubbio se sia giusto o meno uccidere non è più un argomento così attuale; ciò dipende dal modo in cui la nostra società si è evoluta e si sta evolvendo. È importante quindi riuscire a dare nuova linfa a queste domande, e nuova vita all’argomento. Al tempo stesso però ho voluto rispettare la grande ironia che caratterizza le opere di Dostoevskij, anche se nel romanzo in questione è quasi assente. Bisogna ricordare, tra l’altro, che si è creata una vastissima mitologia a partire da questo romanzo: sono molte le interpretazioni che se ne sono fatte. In tal senso posso dire che il dialogo che noi intraprendiamo qui non è solo un dialogo con l’autore e con il romanzo, ma con la sua mitologia e con tutte le numerose versioni e differenti letture che gravitano attorno a Delitto e castigo». Così il regista riconduce il testo a una dimensione contemporanea, attualizzando la vicenda a partire proprio dal protagonista, Raskol’nikov, per portare in scena un classico eterno che riattiva un corredo universale di valori a confronto con il nostro tempo.
Quarant’anni, moscovita, tra i registi più lucidi del panorama contemporaneo russo, Konstantin Bogomolov è noto per la sua capacità nel trasferire sul palco la grande letteratura ottocentesca: ha realizzato la messinscena dei testi di Dostoevskij, tra cui I fratelli Karamazov (2013) e L’idiota (2016). Con il suo sguardo, I fratelli Karamazov diventarono un’aspra satira della vita contemporanea russa così disincantata e feroce da aver generato attrito tra il regista e il Teatro d’arte di Mosca che ospitava lo spettacolo. Nell’avvicinarsi a Dostoevskij rifiuta il tradizionale approccio romantico e preferisce abbracciarne il cinismo: «è uno degli autori più interessanti – continua il regista – anche se esiste verso di lui un ingiustificato approccio romantico; è considerato una sorta di essenza delle passioni russe senza che se ne veda il cinismo».
In occasione di Delitto e castigo, Bogomolov: «Non ho mai scelto un attore vedendolo sul palcoscenico perché la cosa più importante è percepire la persona, avvertirne l’energia. Mi interessa inventare una situazione teatrale nella quale il personaggio diventa un medium che parla di noi stessi». In scena al Teatro Argentina un eccezionale gruppo di attori italiani: Leonardo Lidi (Raskol’nikov), Paolo Musio (Porfiriy Petrovich), Renata Palminiello (Svidrigailov), Diana Höbel (Alena Ivanovna, Sonya Marmeladova), Enzo Vetrano (Lizaveta, Marmeladov), Margherita Laterza (Dunya Raskolnikova), Anna Amadori (Pulheria Raskolnikova), Marco Cacciola (Nikolka).