Arriva sugli schermi Charlie Says, nuovo film di Mary Harron tratto dalla storia vera del criminale Charles Manson e della sua comunità fondata su eccessi sessuali e violenza spietata.
Storia della Manson Family
Charlie Says è il nuovo film della regista Mary Harron, che dopo American Psyco e alcuni progetti televisivi, torna al cinema con un affresco crudo su Charlie Manson, il feroce criminale statunitense, mandante di due fatti di sangue famosi nella storia Americana: l’eccidio di Cielo Drive, in cui perse la vita l’allora moglie di Roman Polanski, Sharon Tate, e il massacro dei coniugi La Bianca. La Harron ripercorre la vita dell’assassino attraverso gli occhi di tre giovani donne: Patricia Krenwinkel (detta Katie), Susan Atkins (detta Sadie) e Leslie Van Houten (detta Lulu), componenti della “Manson Family “, la setta costituita dall’uomo per irretire e soggiogare “anime perdute” e iniziarle agli eccessi sessuali e alla violenza.
Sceneggiatura interessante con qualche groviglio di troppo
La sceneggiatura di Guinevere Turner, già collaboratrice della Harron nella scrittura di American Psycho e de La scandalosa vita di Bettie Page, punta su una narrazione intrecciata che si snoda attraverso flashback inerenti i diversi episodi della vita all’interno della setta, alternati sagacemente a momenti della detenzione delle tre ragazze nel penitenziario femminile della California, dove per diversi anni vennero tenute in isolamento e integrate in un programma rieducativo, tenuto dall’insegnante e scrittrice femminista Karlene Faith. La prosecuzione filmica è interessante, ma non particolarmente avvincente, e a volte tende a perdersi in un groviglio di fatti realmente accaduti e dettagli inverosimili, che creano confusione e spaesamento nello spettatore.
Buona regia e cast convincente
La regia è buona e la fotografia perfettamente in linea con le due distinte ambientazioni: colori, forti e vividi, e luci calde per le scene nella comunità si contrappongo nettamente alla freddezza e all’asetticità delle scene in carcere. Ottima l’interpretazione di Hanna Murray, precedentemente vista in Game of Thrones nel ruolo di Gilly, che con il suo sguardo innocente e smarrito riesce a creare empatia nonostante gli efferati delitti di cui il suo personaggio si è sporcato le mani. La sua Lulu oscilla labilmente tra la voglia di far parte di qualcosa di grande, di importante, lasciandosi guidare da un mentore pur se psicotico, e la paura di perdere la vera se stessa, di perdere Leslie, che ritrova – anche grazie al programma della Faith – alla fine. Meno in parte le altre due protagoniste Sosie Bacon e Marianne Rendón, rispettivamente nei ruoli di Katie e Sadie che rimangono sullo sfondo dietro la presenza della Murray. Buona anche l’interpretazione di Matt Smith, ex Doctor Who e il Principe Filippo di The Crown, che rende il suo Charlie Manson convincente, ma non particolarmente inquietante. Gli altri – pochissimi – personaggi maschili sono quasi inconsistenti, fatiscenti ombre che ruotano attorno al protagonista e alle preponderanti figure femminili. Da menzionare anche la Karlene Faith di Merritt Wever, che nonostante le poche scene rende la trasposizione cinematografica della scrittrice di rilevante spessore.
La potenza del carisma
Charlie Says si avvale dell’evidente bagaglio cinefilo della Harron che fa chiari riferimenti ad Arancia Meccanica di Kubrick, come nel caso del massacro dei coniugi La Bianca, o del tipico genere horror splatter anni 70′, atmosfera che ricrea con naturalezza e semplicità. Un film in fin dei conti riuscito, insomma, che esplora con inquietudine e angoscia la profondità della debolezza umana e la potenza del carisma e dell’ars oratoria, qualità che nelle mani sbagliate rischiano di diventare delle terrificanti armi di distruzione di massa.
Charlie Says è un film diretto da Mary Harron, con Matt Smith, Hanna Murray, Sosie Bacon, Marianne Rendón, Merritt Wever e Suki Waterhouse, al cinema da giovedì 22 agosto, distribuito da No.Mad Entertainment.