Brado, la recensione: il western drama di Kim Rossi Stuart che parla di padri e di figli

Brado - Kim Rossi Stuart e Saul Nanni (foto Vision Distribution)
Brado - Kim Rossi Stuart e Saul Nanni (foto Vision Distribution)

La recensione di Brado, terzo film di Kim Rossi Stuart che ritrova Barbara Bobulova per raccontare la storia di amore/odio tra un padre e un figlio in salsa western

A sei anni da Tommaso Kim Rossi Stuart torna alla regia con un film di genere crudo e che fa pochi sconti, tratto da un proprio racconto: Brado è un film che parla e ragiona di rapporti tra genitori e figli, di lasciti e di perdono, con la partecipazione di Barbara Bobulova e dei giovanissimi Saul Nanni e Viola Sofia Betti

Uomini e cavalli

Renato (Kim Rossi Stuart) alleva cavalli da competizione per vivere in un ranch nel bel mezzo della campagna romana. Ha un figlio con i quali i rapporti sono tesissimi da tempo immemore di nome Tommaso (Saul Nanni), un’ex moglie un po’ fricchettona e sbadata di nome Stefania (Barbara Bobulova) e una montagna di debiti da pagare. Un giorno compra un nuovo cavallo per pochi soldi, per poi soltanto dopo scoprire che non si fa addomesticare da nessuno. Temendo per l’incolumità del padre la sorella di Tommaso gli chiede aiuto e Tommaso, con estrema riluttanza, decide di dare una mano al padre trasferendosi di nuovo a casa sua. Dopo diversi giorni e diverse cadute Tommaso comincia ad instaurare un rapporto di fiducia col cavallo, che lui chiama Trevor, al punto tale che Renato decide di iscriverli ad una competizione importante che si terrà di lì a poco. Per prepararsi in tempo però avranno bisogno dell’aiuto di Anna (Viola Sofia Betti), una giovane addestratrice che intreccerà una storia d’amore con lo stesso Tommaso. La preparazione alla competizione segnerà un punto di svolta nella relazione tra Renato e Tommaso, e la vittoria della gara potrebbe non rappresentare più a questo punto l’unica posta in gioco.

I padri e i figli

La relazione tra Tommaso e Renato è sicuramente il perno tematico e narrativo su cui Brado è stato costruito sin dall’inizio. Una relazione all’inizio difficilissima, fatta di continui litigi e incomprensioni, di porte sbattute in faccia metaforicamente e non, di tanti troppi non detti. Il film è permeato da un’atmosfera crepuscolare e decadente che riflette perfettamente la condizione iniziale del loro rapporto, le cui cause Kim Rossi Stuart decide di rivelare man mano che la trama si avvia verso il suo climax naturale. Quella di Tommaso e Renato è una tragedia selvaggia e spietata, sporca e ruvida come la terra che calpestano e che trattiene gli zoccoli del loro cavallo, ma viva. La storia raccontata in Brado è quindi tanto più sincera quando si avvicina alla ruggine e al fango, e tanto più costruita quando punta a parlare di altro, quando si avvicina al Divino.

Il respiro del film

È il respiro il tratto fisico, l’azione e la reazione che più raccontano un film come Brado. Lo sentiamo venire espulso dalle narici di Trevor appena prima della gara, lo percepiamo tra i singhiozzi di Tommaso dopo l’ennesima sfuriata contro il padre, lo avvertiamo nel letto di ospedale del finale. È il respiro che manca, quello a cui ci aggrappiamo con tutte le forze, quello che rappresenta la vita; sono i polmoni che reggono la corsa, che sorreggono le grida. Cavalcare in fondo vuol dire anche sincronizzare il proprio respiro con quello del proprio cavallo, stabilire una connessione, un legame con una creatura vivente. Imparare a capirsi, imparare ad ascoltarsi e a lavorare assieme.  Una lezione che Renato e Tommaso dovranno imparare a tutti i costi, sia come cavalieri e uomini, che soprattutto come padre e figlio.

Brado - Kim Rossi Stuart (foto Vision Distribution)
Brado – Kim Rossi Stuart (foto Vision Distribution)

Stato brado

Sarebbe un errore quello di considerare Brado come un film sportivo. Certo, c’è la tensione della competizione, ci sono il sudore, il sangue, le ossa spezzate dei cavalli ma è solo un contorno con il quale Kim Rossi Stuart ha adornato il film. Brado è prima di tutto un racconto di formazione che pare uscito da un romanzo di Steinbeck, la storia di un giovane uomo e di un uomo molto meno giovane che devono ancora imparare a lasciare via l’orgoglio, a fidarsi degli altri, a crescere insieme. Come due anti-eroi in cerca della propria redenzione, Tommaso e Renato viaggiano alle volte letteralmente e alle volte metaforicamente attraverso il dolore e il rimpianto per provare a costruire un futuro nuovo, o per sfuggire alla morte. Quella fisica, quella dei sogni e delle speranze, quella dell’amore.

Un oggetto alieno nel cinema italiano

Kim Rossi Stuart ha scritto (insieme a Massimo Gaudioso) e girato un film che non eravamo più abituati a vedere da tempo nel panorama del cinema italiano. Una pellicola, come abbiamo già detto, sporca e ruvidissima ma anche piuttosto coraggiosa nell’aprirsi ad un finale così irruente. Certo, alcune metafore e situazioni di planting in sceneggiatura sono sin troppo reiterate, e in alcuni momenti sembra voler imitare dei modelli culturalmente e stilisticamente lontani come quelli dell’indie o del western americani, lasciando così un sentore di già visto negli occhi. Ma quando ha il coraggio di lanciarsi al galoppo, allora vale la pena cavalcare di questo Brado.

Brado. Regia di Kim Rossi Stuart con Kim Rossi Stuart, Saul Nanni, Barbara Bobulova e Viola Sofia Betti, uscito il 20ottobre nelle sale distribuito da Vision Distribution.

VOTO:

Tre stelle e mezzo

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