Ecco la nostra intervista a Bosco che ci presenta il nuovo singolo Alogeno e ci racconta di più del suo progetto artistico
Alogeno è il nuovo singolo di Bosco e racconta quella voglia di spensieratezza e semplicità dopo la sofferenza. Scritta in lockdown, la canzone vuole allontanare le emozioni negative accumulate dopo mesi di reclusione in una camera da letto illuminata da una piccola lampada alogena. Il mood allegro e giocoso si contrappone alle parole riflessive e ansiogene della strofa, per poi riconciliarsi con la leggerezza del ritornello in cui non manca quel pizzico di autoironia e complicità con l’interlocutore. Nell’arrangiamento le percussioni fanno da padrone, scelte per dare un ritmo incalzante e divertente sia nelle strofe che nel ritornello, dove vengono risaltate dal motivo della melodia e dalla strumentale poco invasiva. Ecco cosa ci ha raccontato nella nostra intervista.
Ciao! Come nascono i tuoi pezzi?
Non ho un metodo specifico per scrivere una canzone, ma molto spesso parto da quattro accordi al pianoforte o alla chitarra e improvviso una melodia, senza necessariamente badare alle parole. Registro qualche melodia che mi piace e poi mi concentro sul testo. Spesso mi ritrovo a scrivere della mia vita, di relazioni passate o di pensieri che mi ingombrano la mente. Scrivo sempre, principalmente sulle note del telefono: se mi viene in mente una frase o un concetto che mi piace particolarmente lo segno nelle note nell’attesa di tornare a casa e trovare una melodia e un’armonia giusta per le parole che ho scritto.
Qual è lo strumento che suoni e che prediligi?
Il mio strumento è la chitarra, la suono da molti anni e mi piace accompagnarmi durante i miei live, che spesso sono in acustico. Suono anche il pianoforte e il basso, ma non mi ritengo un eccellente pianista ne un bassista. Ammetto però che negli ultimi anni la maggior parte delle mie canzoni (e mi riferisco a tutte quelle ancora inedite) le ho scritte al pianoforte, perché mi trovo molto meglio a ricercare la melodia della voce.
Se dovessi descrivere con una metafora il tuo brano Alogeno?
Alogeno è come una giornata di sole con la pioggia: sembra sereno e allegro ma è un inganno.
Rispetto ai tuoi artisti di riferimento cosa ci racconti?
I principali artisti a cui mi ispiro e a cui mi sono ispirato in passato sono principalmente Gazzelle, Coez e Cesare Cremonini sia per le immagini che riescono a evocare nei loro testi sia per le sonorità che uniscono pop-elettronico e acustico. Prendo ispirazione anche da artisti stranieri, come Harry Styles e Shawn Mendes per quanto riguarda le melodie e gli arrangiamenti delle voci.
Nella musica attuale di quale artista si potrebbe fare a meno?
Ci sono sicuramente molti artisti che non apprezzo musicalmente parlando, alcuni che mi stanno pure antipatici ma penso che non negherei a nessuno di esprimere la propria arte e di raccontare la propria storia. Forse anche gli artisti che vorremmo non ascoltare mai ci fanno bene, ci fanno scoprire cosa non ci piace e da cosa non vogliamo prendere ispirazione.
C’è un album di cui ti sei pentito di aver comprato?
Era il 2010, ero fissato già da un po’ di tempo con i Linkin Park e non vedevo l’ora di ascoltare il loro nuovo album A Thousand Suns. A quel tempo mi piaceva da impazzire il nu metal e loro non mi avevano mai deluso, mi aspettavo quindi che il loro album mi avrebbe fatto andare fuori di testa ma al primo ascolto non mi era piaciuta nemmeno una canzone, forse ne salvavo due o tre. Non ero ancora pronto per il loro cambio di sound, anche perché quel cd è pieno di musica elettronica e sperimentale. Ricordo che mi ero pentito di aver speso soldi per quell’album, ma crescendo ho avuto modo di rivalutarlo moltissimo, tanto che al momento è forse il mio preferito dei Linkin Park e tutt’ora me lo ascolto in macchina.