Black Mirror – USS Callister, la recensione: gaming e solitudine (spoiler)

Black Mirror - USS Callister

Black Mirror – USS Callister mostra le conseguenze estreme del gaming quando viene usato come sostituto alla vita reale e come valvola di sfogo per frustrazioni e fragilità personali. Perché le persone possono essere crudeli, ma forse noi, al posto loro, potremmo esserlo addirittura di più.

Realtà virtuale e mondo reale

Ci siamo. Molti di voi si sono dedicati negli ultimi giorni all’immancabile maratona di Black Mirror, con relative plausibili conseguenze, quali attacchi di panico, angoscia esistenziale e paranoia. Tuttavia, l’episodio che apre questa nuova quarta stagione è uno dei rari casi in cui la serie ideata da Charlie Brooker non ci lascia totalmente sfiduciati dal genere umano. Quindi, possiamo accantonare per un momento il desiderio di chiuderci in un bunker in compagnia di Netflix (ovviamente) e una scorta di patatine, perché – udite udite – USS Callister ha un finale tutto sommato positivo. I cattivi – se così ci è concesso dire – vengono sconfitti e i buoni trionfano. Ma non è così semplice, soprattutto quando i nostri cloni virtuali sembrano essere in fondo persone migliori dei veri noi nel mondo reale. E viceversa.

Finzione sci-fi e alienazione

L’episodio si apre con una sequenza di quello che sembrerebbe un vecchio show televisivo di fantascienza che riecheggia Star Trek, uno dei capisaldi del genere. Le scene iniziali ci mostrano il protagonista nei panni dello spavaldo Capitano di una navicella spaziale. Sicuro di sé e con un bel ciuffo biondo alla Capitan America, il leader è amato e ammirato da ogni membro dell’equipaggio, che non perde occasione di applaudire le sue imprese, stuzzicando quello che sembra un ego già abbastanza spropositato. La differenza con la vita vera è desolante, così come il contrasto con la scena che si apre subito dopo. Apprendiamo che quella a cui abbiamo assistito altro non era che una partita al gioco ideato dallo stesso virile Comandante, Robert nella vita reale. Quello di cui siamo spettatori non è infatti un’avvincente avventura nello spazio in stile un po’ retrò, ma lo sconsolato e deprimente spettacolo dell’esistenza umana nella sua più cruda e quotidiana realtà. Ma non è tutto.

Black Mirror - USS Callister
Jesse Plemmons nei panni di Robert Daly, il goffo programmatore nell’episodio USS Callister

Il gaming come rifugio alla solitudine umana

USS Callister immagina infatti i risvolti più estremi del gaming quando diviene ultimo rifugio alla solitudine umana e valvola di sfogo di insicurezza patologica, frustrazione e bisogno di affermazione. Protagonista dell’episodio è Robert Daly (Jesse Plemons), l’antitesi del maschio alfa, nerd un po’ sfigato ma genio indiscusso allo stesso tempo. È lui il programmatore di Infinity, un gioco multiplayer online ambientato nello spazio. Pur essendo il co-fondatore della società di successo, Robert passa le sue giornate in un piccolo ufficio ai margini dell’invisibilità, ignorato dai suoi colleghi e divorato dal senso di impotenza che lo pervade. Fin dalle prime scene, gli autori si sforzano di farci empatizzare con il goffo genio dell’informatica, vittima di un ambiente ostile e irriconoscente, cieco al suo talento. Robert ha un grande bisogno di riconoscimento, di avere anche lui un briciolo di quel potere e quella verve da boss che invece contraddistingue il suo mellifluo partner, James Walton (Jimmi Simpson).

Abusi di potere

A creare qualche aspettativa nell’impacciato Robert è l’arrivo in azienda di Nanette Cole (Cristin Milioti), che pare essere l’unica a riconoscere e omaggiare il grande talento del programmatore e a mostrarsi cordiale nei suoi confronti. Tuttavia, la nuova arrivata non nutre alcun interesse per il suo capo che non sia meramente professionale e intellettuale. Deluso in quelle che probabilmente erano le aspettative, Robert decide di far pagare anche alla ragazza il peso dell’isolamento di cui ora persino lei risulta colpevole ai suoi occhi. Le sequenze che mostrano la realtà dell’ufficio sono molto eloquenti, descrivendo con poche scene un ambiente per lo più fintamente amichevole e in realtà ostile, luogo spesso di attenzioni non richieste, sguardi sessualizzanti e piccole tattiche di “sopravvivenza”. Questo non è niente, però, rispetto a quello che succede in un’altra “dimensione”, in cui i ruoli si ribaltano e proprio chi sembrava non avere grande parte in queste dinamiche si mostra, in verità, il più spietato e abusante.

Black Mirror - USS Callister
Cristin Milioti è Nanette Cole nell’episodio

L’illusione del potere e l’annichilimento emotivo

La simpatia che abbiamo provato inizialmente per Robert scompare prontamente non appena scopriamo la vera natura di quest’uomo. Certo, il protagonista vive una vita segnata dall’indifferenza altrui e dalla solitudine, ma presto apprendiamo che non è una persona migliore di coloro che nella sua mente accusa della sua infelicità. Robert è in fondo un sociopatico da manuale, incapace di vivere le emozioni umane e ripiegato su se stesso in una vita meschina, fatta di schermi, finzione e collezionismo bulimico che rappresenta il corrispettivo emotivo delle relazioni che non ha. Robert si vittimizza e così facendo si convince di meritare, in fondo, quel che non ha: successo, potere e le attenzioni di una bella ragazza. Non è disposto ad investire emotivamente nei rapporti umani, ma crede che gli sia semplicemente dovuto, magari con un atto di potere di cui nella vita reale non è però capace. Ed è per questo che crea un universo virtuale di cui, senza sforzi né interferenze, è l’unico e indiscusso Dio.

Quando la vittima è carnefice

Capiamo allora che è proprio l’impotente Robert il villain dell’episodio. L’ingegnoso programmatore ha sviluppato una versione personalizzata di Infinity, ispirata a Space Fleet, serie sci-fi di cui è un accanito fan. Presto scopriamo che i personaggi del gioco sono copie virtuali dei suoi colleghi. L’aspetto angosciante è dato dal fatto che i giocatori sono veri e propri cloni digitali delle loro versioni in carne ed ossa, dotati di una coscienza e di ricordi autentici. L’universo creato da Robert è a sua immagine e somiglianza, un mondo nascosto e chiuso, in perenne modalità offline, proprio come la vita che egli conduce: senza interazioni. Persino il potere che si è dato non è reale, perché mai sfidato né messo alla prova. Robert vincerà sempre perché così ha programmato. Tutti i personaggi del videogame, dai membri dell’equipaggio ai nemici, sembrano essere prigionieri di un copione che ha lo scopo di soddisfare l’ego del sadico Comandante: quello di Daly non è un gioco, ma un luogo in cui si vendica della sua vita insoddisfacente torturando chi (non) ne fa parte.

Black Mirror - USS Callister
l’equipaggio di Robert nel suo videogame

Mascolinità tossica, incubo e coscienza virtuale in Black Mirror

È Nanette – o meglio il suo clone virtuale – a portare ribellione nel fittizio e supermacho universo della USS Callister. Lei non ci sta: non è disposta ad accettare le manie narcisistiche e gli abusi del Comandante, che incarna pienamente quel modello di “uomo che non deve chiedere mai”, prevaricatore e paternalista. Quest’episodio di Black Mirror ha avuto il merito di ritrarre – sotto la particolarissima veste sci-fi – il problema della mascolinità tossica, di cui Robert ne costituisce l’emblema, dentro e fuori il gioco. Non sono in fondo la stessa persona? Non è un’unica coscienza a nutrirsi di desideri insoddisfatti e bisogno di affermazione? Robert sogna nella vita reale di essere come quegli uomini che odia, non in quanto eticamente deplorevoli, ma semplicemente perché lo privano di qualcosa che vorrebbe anche per sé. Alla fine diventa (è) addirittura peggio, la peggior versione di se stesso. Così Black Mirror torna a riflettere sui grandi temi della coscienza umana che, trapiantata in un mondo digitale, dà forma ad una dimensione d’incubo in cui essa vive esperienze proprie, sganciate dal mondo reale ma non per questo meno vere o più giustificabili.

La solitudine cosmica dell’uomo

Nanette dà il via ad una rivolta assieme all’equipaggio ribelle. Approfittando di un aggiornamento che ha creato un wormhole digitale, la USS Callister si getta nel buco nero, ribaltando lo schema solito: qui si muore per poter vivere, per disperdersi in quel Nulla che è allo stesso tempo fine e liberazione. Ma avviene qualcosa di inaspettato: tutto si trasforma, in una sorta di reboot che segna l’evoluzione della cornice sci-fi, retrò e misogina, che plasma l’episodio. Tutto è rinnovato: l’equipaggio è finalmente libero da imposizioni e Nanette, vessata e costretta prima a interpretare il ruolo della donna-oggetto, diventa Capitano della navicella spaziale. Davanti a loro c’è l’Infinito, simboleggiato dalle molteplici possibilità del cloud, nuvola digitale di nuove galassie da esplorare. È questa la bellezza dell’episodio, che non rinuncia però ad una nota tragica. Alle infinite possibilità dell’equipaggio corrispondono il vuoto emotivo e la solitudine cosmica di Robert, rimasto prigioniero del suo stesso mondo: spento, freddo e isolato. Una lacrima riga il suo volto e lo lasciamo così: vittima, in fondo, di se stesso.

Black Mirror - USS Callister
Nanette è il nuovo Capitano della USS Callister, pronta ad esplorare l’Infinito che le si pone davanti

Parodia del genere sci-fi e curiosità 

Abbiamo detto che quest’episodio di Black Mirror è costruito dentro una cornice che ricalca il genere sci-fi e rappresenta un omaggio soprattutto a Star Trek, tramite la serie di finzione che è stata creata a tavolino dal team creativo dello show, Space Fleet. A dire il vero, più che un omaggio i riferimenti somigliano a tratti più ad una parodia del genere, tra toni altisonanti, tenute sgargianti e, diciamolo, un ritratto della donna a dir poco sconfortante. Con l’avvio del reboot la differenza è infatti abissale: cambiano le divise e spariscono minigonne e acconciature esorbitanti e anche le donne possono prendere il comando o impugnare un’arma. Per rendere credibile la cornice fantascientifica, inoltre, il team di Black Mirror ha realizzato un vero e proprio merchandising di Space Fleet, tra poster e modellini in scala. Altra curiosità: avete riconosciuto la voce che minaccia la USS Callister nel finale? Chi è questo King of Space? Date un’occhiata al video che segue!

Black Mirror è una serie antologica, a metà tra il fantasy ed il thriller, che ragiona sui lati inquietanti della tecnologia mostrandoci realtà distopiche in cui i rapporti umani ne sono completamente deviati. L’episodio USS Callister è diretto da Toby Haynes (Sherlock, Doctor Who) ed è scritto da Charlie Brooker, ideatore della serie, insieme a William Bridges. Con Jesse Plemons, Cristin Milioti, Jimmi Simpson, Michaela Coel, Billy Magnussen, Milanka Brooks, Osy Ikhile e Paul G. Raymond. Qui troverete tutti gli aggiornamenti e le recensioni per episodio della quarta stagione di Black Mirror, disponibile ovviamente su Netflix.

VOTO:

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci qui il tuo nome