La nostra recensione di Bagman, horror a dir poco mediocre diretto da Colm McCarthy con Sam Claflin: stavolta il mostro porta con sé una borsa dove nasconde le incaute vittime, ma con esse si porta via originalità e brividi nonostante una piccola idea di base interessante
Bagman, la cui traduzione letterale è portaborse (nomen omen?), è l’ennesimo horror al cui centro c’è un trauma irrisolto del passato che assume le sembianze di una creatura malefica, in questo caso un essere oscuro che ha il vizietto di rinchiudere le sue sfortunate vittime all’interno di un borsone. All’opera numero 3 lo scozzese Colm McCarthy (autore dell’interessante The Girl with all the Gifts) procede col freno a mano tirato, nonostante le prove non disprezzabili di Sam Claflin e Antonia Thomas, e ammassa assieme una serie di cliché diegetici e non in cui – al solito – l’infanzia è il regno degli incubi e i mostri tornano sempre. Solo che troppo spesso, come in questo caso, finiscono nei film peggiori.

Una nuova creatura
C’è un’antica e malefica creatura che si nasconde nell’oscurità, nutrendosi delle paure dei bambini e trascinandoli via per sempre. Patrick (Sam Claflin) pensava di aver lasciato quei terribili incubi nel passato. Ma ora, nel silenzio della notte, strani sussurri e ombre inquietanti tornano reclamando la sua famiglia. Quando suo figlio Jake (Caréll Rhoden) diventa il prossimo bersaglio di Bagman, nessun luogo sarà sicuro. Nessuna luce sarà abbastanza forte per scacciare il buio che avanza.

L’ennesimo trauma infantile
Chissà di cosa si nutrirebbero i mostri del cinema (e di molta letteratura) se non ci fossero i bambini, o i bambini che un tempo furono tali. Sarà perché i bambini sono il simbolo dell’innocenza, del candore e della vita e quindi è più facile renderli degli alfieri del bene contro il Male, fatto sta che i fantasmi dell’infanzia hanno permeato di incubi i sonni di tanti scrittori e sceneggiatori. Bagman non è che l’ennesima riproposizione, con qualche leggera variazione, di un topos narrativo che di tanto in tanto riecheggia in sala e che a suon di luci spente all’improvviso, jumpscare, apparizioni spettrali e morti cerca di tenere vivo il fuoco oscuro della paura.
Soltanto che quello di McCarthy è un tentativo inerme, un po’ maldestro e senza grossa convinzione di muovere una leggera critica sociale al processo di trasformazione (o meglio di regressione) degli Stati Uniti attraverso una serie di simbolismi non così difficili da cogliere. C’è ovviamente la casa contrapposta al bosco, la famiglia e la sua unità contrapposta alle forze esterne che vorrebbero distruggerla, il covo della creatura in una miniera che era la forza economica motrice di tutto lo stato, l’ossessione per il passato che infetta il presente. Tutti questi spunti non solo non vengono minimamente approfonditi, ma vengono invece utilizzati come motore drammaturgico per provare a generare un po’ di quella tensione drammatica di cui il film ha disperatamente bisogno.

Un horror pigro e privo di idee (tranne una)
Il risultato è che Bagman è un horror tremendamente pigro, refrattario ad ogni qualsiasi scossa a livello di scrittura, intrappolato in dei personaggi privi di spessore o personalità e in una struttura prevedibile il cui unico motivo d’interesse risiede in un’unica idea alla base del concept, quella che nel terzo atto costringe il protagonista a doversi riunire con la propria metà infantile per uccidere una volta per tutte il mostro. Sebbene mutuata da altre opere di ben altra fattura (It, per cominciare), quest’intuizione avrebbe quantomeno potuto aprire a scenari più interessanti nello sviluppo se fosse arrivata prima e con più forza.
Invece purtroppo siamo costretti ad assistere a 90 minuti di frustrante inerzia, parzialmente salvati da un ritmo non disprezzabile e dalle prove attoriali di Sam Claflin e Antonia Thomas che provano ad arginare l’inconsistenza dello script nel modellare i propri protagonisti secondo i più classici standard del genere: situazione economica/lavorativa disastrosa, trauma da superare, ritorno nei luoghi in cui quel trauma si è formato e tutto il resto. Se poi ci aggiungiamo che le idee di messa in scena latitano, le poche dipartite sono tutt’altro che memorabili e i brividi sono più che altro di freddo, ci accorgiamo come certi mostri vadano lasciati riposare o affidati almeno a mani migliori.
TITOLO | Bagman |
REGIA | Colm McCarthy |
ATTORI | Sam Claflin, Antonia Thomas, Sharon D. Clarke, Steven Cree, Caréll Rhoden, Will Davis, William Hope, Adelle Leonce, Peter McDonald, Henry Pettigrew |
USCITA | 23 gennaio 2025 |
DISTRIBUZIONE | Notorious Pictures |
Due stelle