La nostra intervista ad Alex Phratz, dj e produttore milanese, in radio con l’ultimo singolo Island, che cerca di mescolare un’elettronica da atmosfera a una più energica.
Alex Phratz è un dj e produttore milanese, in radio con l’ultimo singolo Island, che cerca di mescolare un’elettronica da atmosfera a una più energica. Abbiamo parlato con lui del mondo della house, della ripartenza dopo la pandemia, dei talent show e dei dj set. Ecco l’intervista.
Ciao Alex, il tuo ultimo singolo Island unisce un elettronica più da atmosfera a una più energica. Da cosa è dovuta la scelta di questo duplice sound?
Sono sempre stato un grande appassionato di musica house con strumenti quali organ bass, piani ed archi e penso che il vocal nei brani faccia la differenza. Sono tutti elementi che amo e che nei miei brani cerco di inserire sempre per dare un mio marchio di fabbrica alle mie produzioni. Mi piace miscelare sonorità che attingono dal passato portandole nel presente poiché certi suoni sono parte del mio background e faranno sempre parte di me.
Nella parte iniziale mi ha ricordato molto alcuni pezzi di Calvin Harris. È tra i tuoi dj di riferimento?
Stimo molto Calvin Harris per il suo grande gusto e per la sua capacità di proporre sempre sonorità diverse con grande abilità. Ha dimostrato di saper fare tanti generi diversi con grande capacità ed è un artista completo a 360 gradi ed è raro trovare talenti così artisticamente completi come lui!
Sei pure produttore, quali sono i consigli che dai a un giovane dj che vuole affacciarsi in quel mondo e quali sono i requisiti che ritieni imprescindibili per lavorare con te?
Il mondo della produzione musicale non è affatto semplice c è una concorrenza sempre più spietata data anche dal fatto che ora tutti vogliono fare i dj/producer poiché è diventata una moda. Il mio consiglio è di non cercare mai di imitare altri producer ma di seguire il proprio gusto ed il proprio istinto cercando di fare convogliare nei propri brani il proprio background musicale senza però copiare ma cercando sempre di proporre qualcosa di particolare che dia una identità al proprio disco. Sono dell’idea che il brano debba rispecchiare la personalità di chi l’ha prodotto. A chi si avvicina a questo mondo consiglio sempre la lettura del libro Last Night a Dj Saved My Life di Brewster & Broughton in cui si analizza tutta la storia del djing dagli albori e penso che anche per i giovani sia fondamentale conoscere il passato per capire il presente. Alla fine tutto torna e la cultura musicale è fondamentale anche in un contesto di club culture. I requisiti per collaborare con me invece sono in primis capacità, creatività, passione e trasparenza. E soprattutto concretezza. Le collaborazioni musicali, se fatte con passione e sincerità, sono una cosa bellissima e devono essere viste come la possibilità di mettere in comunicazione mondi diversi con l’obiettivo di una unione artistica. In questo momento sto collaborando in modo particolare con Donato “Lo Zio” Carlucci e con Joseph J con i quali si è creato un rapporto di fiducia e stima reciproca e che hanno saputo stupirmi, ognuno a suo modo, con le loro capacità ed il loro talento.
Alcuni anni fa su Sky Uno e su Italia 1 si è tenuto un talent dal titolo Top Dj che appunto cercava di lanciare nuovi artisti del settore. Lo hai visto? Come giudichi questi tipi di programmi?
Ho seguito sporadicamente la prima edizione ed un pochino la seconda per curiosità ma penso che il mondo del djing sia magico se vissuto nei club ed a contatto col pubblico. Fare un dj set è come raccontare una storia che si sviluppa piano piano e coi suoi tempi. In TV penso che tutto questo aspetto venga un po’ snaturato.
Hanno da poco riaperto le discoteche. Ci sono state parecchie polemiche riguardo a tale decisione tra chi ha ironizzato sul fatto che siano state aperte prima delle università o che i concerti siano stati maggiormente penalizzati in termini di restrizioni. Come giudichi questo? Ti ha convinto il governo nella gestione di questa fase 2?
Una pandemia non è un evento che capita tutti i giorni e sicuramente non è cosa facile da gestire per un governo indipendentemente dalla bandiera politica. Era ovvio che in un contesto come questo le discoteche ed anche altri luoghi di intrattenimento dovessero essere soggetti a restrizioni in quando luoghi di assembramento ed è altrettanto chiaro che per i gestori e coloro che lavorano nel settore dell’intrattenimento questo sia stato un danno economico enorme dal quale sarà dura riprendersi. Penso che la quarantena sia stato un momento durissimo ma che, costringendoci tutti a casa, ci abbia comunque messi di fronte a delle barriere permettendo però ai più fantasiosi di reinventarsi o di ripartire da nuove idee e nuovi progetti. Personalmente buona parte delle soddisfazioni professionali e artistiche che ora sto ottenendo sono figlie proprio dei progetti che ho messo in cantiere in quarantena: il programma radio Dance & The City, i miei nuovi brani, nuove collaborazioni…
Nei tuoi dj set metti solo dischi tuoi oppure scegli di alternarli a remix di pezzi pop/dance altrui? Quale è il tuo modo di operare quando lavori a un remix?
I miei set rispecchiano il mio stato d animo del momento e sono composti sia da brani miei che da brani di altri artisti e bootleg. I miei set per le radio rispecchiano la mia anima più melodica e abbondano i dischi con piani, voci black e ritmiche houseggianti e sono molto improntati ad una fruizione di ascolto in contesti diversi mentre nei dj set live parto da sonorità più morbide per diventare poi gradualmente più aggressivo cercando di trovare sempre il giusto compromesso tra i miei gusti e quelli del pubblico che ho di fronte senza però mai snaturare la mia essenza. Sia in radio che nei locali mi piace creare un crescendo emozionale guidando chi ascolta in un percorso musicale.
Ti salutiamo chiedendoti un motivo per cui chi ci legge dovrebbe avvicinarsi alla tua musica.
La mia musica e la sua evoluzione nel tempo sono un po’ lo specchio della mia anima. Dal 2005 ad oggi ho prodotto tantissimi dischi di generi diversi senza mai fossilizzarmi su un solo filone ma seguendo sempre il mio cuore ed il mio istinto. A volte ho fatto centro ed altre volte ho sbagliato ma ho sempre fatto tesoro di errori e successi cercando sempre di migliorarmi e di crescere con umiltà e mettendoci tanta passione, che è la base di tutto.
Penso che la spontaneità, l’entusiasmo e l’amore per la musica nella sua manifestazione più pura siano gli elementi fondamentali del mio modo di far musica e sono caratteristiche che si riflettono anche nel mio modo di approcciarmi alla vita quotidiana. La mia musica parla di me e delle mie emozioni. Ogni mio brano racchiude un frammento della mia vita o un attimo per me speciale che è stato “fotografato” e vorrei che proprio questo aspetto comunicativo della mia musica fosse il primo motivo di avvicinamento a ciò che produco.
Grazie a voi per la bella chiacchierata e un caro saluto a tutti coloro che leggeranno questa intervista. Buona musica a tutti.