ACAB, recensione primi due episodi Netflix: Giallini, Giannini e Bellè per un ritorno muscolare tra ordine e caos

Acab - una scena della serie
Acab - una scena della serie

La nostra recensione dei primi due episodi di ACAB, nuova serie Netflix tratta dal libro di Carlo Bonini e diretta da Michele Alhaique: Marco Giallini, Adriano Giannini e Valentina Bellè al centro di una storia muscolare sul labile confine tra ordine e caos, dovere e responsabilità

A quasi 14 anni dal film di Stefano Sollima (qui come produttore esecutivo) ACAB torna sugli schermi di Netflix, in un momento storico molto caldo per quanto riguarda l’immagine pubblica della polizia. Torna anche uno dei protagonisti di quella pellicola, Marco Giallini, ancora nei panni di Mazinga mentre Adriano Giannini, Valentina Bellè e Pierluigi Gigante sono alcuni degli agenti del reparto Roma I alle prese con la gestione dell’ordine pubblico e non solo. Diretta dal Michele Alhaique di Bang Bang Baby questa nuova interazione promette, almeno a giudicare dai primi 2 episodi, un approccio muscolare ma attaccato ai personaggi e al tema della dicotomia tra ordine e caos, anche se per ora è tutto un po’ troppo formulaico.

Acab - Marco Giallini
Acab – Marco Giallini

All Cops Are Bastards

Durante una notte di feroci scontri in Val di Susa una squadra del Reparto Mobile di Roma resta orfana del suo capo Pietro (Fabrizio Nardi), che rimane gravemente ferito. Quella di Mazinga (Marco Giallini), Marta (Valentina Bellè) e Salvatore (Pierluigi Gigante), però, non è una squadra come le altre, è Roma, che ai disordini ha imparato ad opporre metodi al limite e un affiatamento da tribù, quasi da famiglia. Una famiglia con cui dovrà fare i conti il nuovo comandante, Michele (Adriano Giannini), figlio invece della polizia riformista, per cui le squadre come quella sono il simbolo di una vecchia scuola, tutta da rifondare.

Come se non bastasse il caos che investe la nuova formazione nel momento di massima fragilità interna, si aggiunge quello dato da una nuova ondata di malcontento della gente verso le istituzioni. Un nuovo “autunno caldo” contro cui proprio i nostri sono chiamati a schierarsi e in cui ogni protagonista è costretto a mettere in discussione il significato più profondo del proprio lavoro e della propria appartenenza alla squadra.

Acab - Pierluigi Gigante e Valentina Bellè
Acab – Pierluigi Gigante e Valentina Bellè

Ordine, caos, dovere, responsabilità

Sono passati quasi 24 anni, eppure la ferita ancora aperta della Diaz continua a turbare la coscienza dell’opinione pubblica (o almeno di parte di essa) che in quel massacro rivede una regressione agli anni di piombo. E quei fantasmi, così come quelli di Uva, Aldrovandi o Cucchi, sembrano in qualche modo rivivere anche in questo ACAB, nuovo prodotto seriale Netflix ispirato sia all’omonimo film di Sollima di cui è una sorta di legacy sequel che al libro omonimo di Bonini. Torniamo quindi al centro delle vite di quei poliziotti del reparto mobile Roma I, vite dominate dal richiamo inesorabile e ineluttabile della violenza, dello scontro fisico prima e ideologico poi, di un contrasto continuo tra dovere e responsabilità.

Se i primi due episodi di questa miniserie servono a fornire un’introduzione all’arena e ai personaggi che la popolano, appare già piuttosto chiaro come il continuo intrecciarsi tra pubblico e privato rappresenti uno degli elementi di forza più interessanti di questa narrazione che miscela thriller e family drama, arrivando quasi a toccare le corde del film di guerra. Perché è di una guerra che in fondo si sta parlando, combattuta tra le strade ma che nasce altrove, nei palazzi del potere e nei salotti televisivi, dalla dichiarazione di una politica (giustamente assente) e dalle pulsioni sociali di un popolo quasi costretto a sfogare i propri istinti più barbari su un qualcosa di tangibile che possa rappresentare le istituzioni.

Ed è per questo che ACAB si pone le domande giuste, lavora sul labilissimo confine morale tra ordine e caos, tra mantenimento di quest’ordine con strumenti repressivi o più morbidi, tra una visione reazionaria della Polizia e – per sineddoche- dello Stato o una visione più moderna, inclusiva, più dettata dal dialogo e meno al manganello. Ma non solo. C’è anche la sempiterna tricotomia tra dovere, potere e responsabilità in cui il primo alimenta il secondo che alimenta la terza e viceversa. Se il film di Sollima, per ovvi motivi, rinunciava quasi del tutto al privato dei suoi personaggi qui invece conosciamo più a fondo i fantasmi di Marta, da sola con una figlia in piena adolescenza, o la solitudine affettiva di Salvatore e dello stesso Mazinga.

Acab - Adriano Giannini
Acab – Adriano Giannini

La zona di comfort

Ottimamente interpretata da tutti i suoi interpreti principali, Giannini, Giallini, Gigante, Bellè con una menzione speciale a Donatella Finocchiaro che in poche pose riesce perfettamente a trasmettere il dolore di una donna stanca del proprio matrimonio ma costretta a rimanerne schiava, ACAB è capace grazie ad essi di porsi come un racconto muscolare e tesissimo, di grande compostezza e agilità formale assieme, dal buon piglio drammaturgico e dal conflitto sempre chiaro e acceso (che sia interno ai personaggi, esterno alle loro relazioni o ambientale). Se i primi due episodi rappresentano un segnale, la sensazione è quella di una serie fortemente solida sia nell’intreccio che nell’esposizione del tema. 

Ciò che però, almeno a giudicare da ciò che si è visto finora, convince un po’ meno è una non necessaria programmaticità di scrittura, nel senso che ciò che si vede rimane un po’ troppo formulaico nello sviluppo e nella messa in scena. Manca un po’ di quella scintilla creativa che potrebbe far infuocare i destini di questi personaggi già tratteggiati con buona cura, quel colpo di reni in grado di scombinare i piani del racconto, la materia sia diegetica che extra-diegetica. La speranza è che i successivi quattro episodi si incarichino di mettere in moto le pedine che sono già state disposte, magare aggiungendone di altre che possano aumentare ancora di più i vari conflitti in campo.

TITOLO ACAB
REGIA Michele Alhaique
ATTORI Marco Giallini, Adriano Giannini, Valentina Bellè, Pierluigi Gigante, Fabrizio Nardi, Donatella Finocchiaro, Federico Mainardi, Daniele Natali, Chiara Muscato, Flavia Leone
USCITA 15 gennaio 2025
DISTRIBUZIONE Netflix

 

VOTO:

Tre stelle

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