La nostra recensione di A Complete Unknown, l’atteso biopic diretto da James Mangold su Bob Dylan, a cui Timothée Chalamet ha prestato voce, movenze e carisma: un film sfuggente, quasi inquieto come l’oggetto del suo racconto, fascinoso e imperfetto
Se A Complete Unknown riesce ad essere fino in fondo un oggetto misterioso e amorfo lo si deve a due responsabili: il primo è James Mangold, che lo ha diretto e lo ha scritto (assieme a Jay Cocks) ispirandosi al libro Il giorno che Bob Dylan prese la chitarra elettrica di Elijah Wald, il secondo è Timothée Chalamet capace di mimetizzarsi in Dylan con sorprendente meticolosità.
Un film che cerca di andare al di là del più classico dei biopic per provare a raccontare la spigolosità del genio creativo e dell’anima dell’artista di Duluth, grazie anche alle prove di Edward Norton, Elle Fanning e Monica Barbaro nei panni di Pete Seeger, di Suzie Rotolo e delle leggendaria Joan Baez. Sfuggente alle definizioni, affascinante, sfiancante, inquieto.
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Il Cantautore per eccellenza
New York, 1961. un giovanissimo cantautore del Minnesota di nome Robert Zimmermann, ma che da tutti si fa chiamare con il nome d’arte di Bob Dylan (Timothée Chalamet), arriva in città con l’obiettivo di conoscere il suo idolo Woody Guthrie (Scott McNairy), star del folk americano costretto al letto da una malattia debilitante. Arrivato al suo capezzale incontrerà il cantautore Pete Seeger (Edward Norton), il quale sarà il primo a credere nel talento di Dylan e ad aiutarlo a farsi strada tra i paludosi anfratti dell’industria musicale della Grande Mela.
La travagliata storia d’amore con Suzie Rotolo/Sylvie Russo (Elle Fanning) e l’altrettanta travagliata collaborazione artistica con l’icona del folk rock, nonché attivista per i diritti civili, Joan Baez (Monica Barbaro) spingeranno Dylan allo stremo della sua creatività e gli permetteranno di scrivere alcuni dei suoi pezzi più immortali, da Blowin’ in the Wind a The Times They Are A-Changin, passando per Like a Rolling Stone e Mr. Tambourine Man, fino all’inattesa e all’inizio contestata svolta rock del 1965.
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Sotto la superficie
Tra A Complete Unknown di James Mangold e I’m not there, il bellissimo biopic del 2007 di Todd Haynes sempre dedicato a Dylan ma con ben sei attori (tra cui Cate Blanchett) ad interpretarlo, ci passa un oceano cinematograficamente parlando ma un punto in comune c’è: l’impossibilità di catturare perfettamente l’autore di Blowin’ in the Wind su schermo, la necessità di provarci attraverso un filtro, che sia quello della moltiplicazione del punto di vista nel caso di Haynes o quello delle sue canzoni nel caso di Mangold. Poiché è evidente come, tolti i substrati di grande classicità formale e di fedeltà più o meno viscerale agli eventi, per quest’ultimo il mistero Bob Dylan vada cercato nei suoi testi, nella sua musica, nella sua arte.
Prova allora un trattamento epidermico più che ipodermico A Complete Unknown, nel senso che attraverso il racconto di quattro anni di vita circa del genio, dell’arena che li ingloba (gli Usa dei primi anni ’60, tra la crisi della baia dei porci, gli omicidi di Kennedy e di King, i primi vagiti della guerra fredda e della controcultura) si vuole cercare di riportare a galla il senso ultimo di quei brani così clamorosi, rendendoli completamente diegetici e affini al contesto, parte cioè di quella stessa narrazione da cui prendono vita. Mangold è però abbastanza intelligente da non aderire completamente alla classica parabola di ascesa, caduta, redenzione e ritorno perché la vita stessa di Dylan è stata, per certi versi, anticlimatica.
Ed è per questo che la frattura della persona e del personaggio avvengono in maniera più sottile, affidata non a delle dipendenze esterne (alcool, droga) o ai dei conflitti esterni evidenti quanto piuttosto all’impossibilità di far interagire l’uomo e l’artista, ciò che avrebbe voluto essere e ciò che gli altri avrebbero voluto che lui fosse. Sta tutta in questa divisione la prova (ottima) di Timothée Chalamet, che anche quando si lascia sfuggire quel ghigno appena accennato o ammicca alla macchina da presa ha la capacità di restare attaccato al personaggio e alle sue molteplici complessità, anche soltanto attraverso la voce (non proprio identica ma apprezziamo lo sforzo) o alla mimica facciale.
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La parabola che non c’è
“Find someone to love” dice ad un certo punto il personaggio di Pete Seeger (un ottimo Edward Norton) a Dylan, e improvvisamente in quella battuta si apre un piccolo squarcio sul mistero del cantautore del Minnesota. Perché se è vero, come abbiamo già accennato, che non vi è una vera e propria parabola all’interno della narrazione è altrettanto vero che nell’atto finale, con la scelta di allontanarsi dalle uniche persone che forse lo avevano davvero amato e il passaggio dal folk al rock, dall’armonica alla chitarra elettrica, ci appare chiaro come quella di Bob Dylan sia stata una continua ricerca di sé, e di come A Complete Unknown sia un road movie esistenziale che approda nel finale su nuovi lidi spaventosi.

L’autore di una generazione che cambia pelle, che si sfilaccia dall’America forse polverosa delle strade desolate e della tradizione locale per abbracciare una contemporaneità che guarda al mondo tutto, alle influenze esterne, al cambiamento interno ed esterno come una possibile molla per quella rivoluzione civile che ormai sta ribollendo sempre più. Solo che il cambiamento, quando è onesto ed efficace, deve passare sempre e obbligatoriamente per il rifiuto ed è per questo che A Complete Unknown rimane su quel palco assieme al suo protagonista, continua a cantare nonostante i fischi di un pubblico spiazzato e sconvolto per poi congedarci non con una resa, ma solo con una piccola concessione.
E alla fine di questo road movie, mentre sullo schermo scorre l’ultima delle tante canzoni, si ha la sensazione che no, magari neanche stavolta Bob Dylan lo si è davvero capito, ma che provarci sarebbe del tutto inutile se non controproducente. The answer, my friend, is blowin’ in the wind.
TITOLO | A Complete Unknown |
REGIA | James Mangold |
ATTORI | Timothée Chalamet, Edward Norton, Elle Fanning, Monica Barbaro, Boyd Holbrook, P.J. Byrne, Norbert Leo Butz, Scoot McNairy, Will Harrison, Joe Tippett, Dan Fogler, Eriko Hatsune, David Alan Basche, Eli Brown, Eric Berryman, Charlie Tahan |
USCITA | 23 gennaio 2025 |
DISTRIBUZIONE | The Walt Disney Company Italia |
Tre stelle e mezza