A che servono questi quattrini in scena alla Sala Umberto con Nello Mascia e Valerio Santoro

Valerio Santoro - A che servono questi quattrini
Valerio Santoro - A che servono questi quattrini

A che servono questi quattrini in scena alla Sala Umberto con Nello Mascia e Valerio Santoro, per la regia di Andrea Renzi

A che servono questi quattrini di Armando Curcio va in scena alla Sala Umberto dal 16 al 20 novembre per la regia di Andrea Renzi. Il cast è formato da Nello Mascia, Valerio Santoro, Salvatore CarusoLoredana Giordano, Fabrizio La Marca e Ivano Schiavi.

La storia

La vicenda ruota intorno al Marchese Parascandolo detto il Professore che per dimostrare le sue teorie socratiche, bizzarre e controcorrente, ordisce un piano comicamente paradossale che svela l’inutilità del possesso del denaro. 

L’Italia di lì a poco sarebbe entrata nel conflitto della II Guerra Mondiale e il mondo post-capitalistico dell’alta finanza era di là da venire ma l’argomento, così esplicitamente indicato nel titolo, stuzzicò la curiosità del pubblico di allora tanto che, pochi anni dopo, nel 1942, la commedia venne trasposta sugli schermi cinematografici per la regia di Esodo Pratelli con Eduardo e Peppino De Filippo protagonisti e con, tra gli altri, Clelia Matania e Paolo Stoppa.

Nello Mascia - A che servono questi quattrini
Nello Mascia – A che servono questi quattrini

Il protagonista immaginato da Amando Curcio, a metà strada tra un filosofo stoico e un astuto truffatore, non voleva, né poteva, mirare al bersaglio della Grande Economia ma certo l’ordito della sua trama e delle sue paradossali speculazioni sollecitano anche in noi uno sguardo disincantato (e saggio) sugli inganni della categoria dell’ECONOMICO, che tutto, oggi, pervade.

Il Marchese offre tutto il suo appoggio, dando il suo sostegno speculativo, a Vincenzino, ricco solo del suo entusiasmo e della sua ingenuità, e lo aiuta a capovolgere il suo destino di ultimo accompagnandolo in una rapidissima ascesa sociale. Una favola? Un sogno ad occhi aperti? Può darsi.

“Il mio Vincenzino è entusiasta di vivere in questa fiaba scritta dal Marchese Parascandalo. Ancora una volta al teatro è metafora della vita e come sempre rappresenta una via d’uscita dalla realtà”. 

(Valerio Santoro)

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