1917 è un film bellico che non celebra un grande eroe bensì la normale umanità: una missione semplice per una trama semplice, catturata dalla regia perfetta di Sam Mendes e da una fotografia che mozza il fiato.
Gli eroi meno celebrati della Prima Guerra Mondiale
È il 6 aprile del 1917 e la Prima Guerra Mondiale ha già mostrato gran parte dei suoi orrori. Nel Nord della Francia, sul fronte inglese, i due giovani caporali britannici Blake e Schofield (interpretati rispettivamente da Dean-Charles Chapman e George MacKay) ricevono l’ordine di tentare una missione suicida: dovranno attraversare le linee nemiche e consegnare un messaggio che potrebbe salvare la vita di 1600 commilitoni in procinto di attaccare l’esercito tedesco e cadere così in una trappola. Per Blake l’ordine da trasmettere ha anche una valenza personale: suo fratello fa parte di quei 1600 soldati che rischiano di morire. Così, tra trincee vuote, fattorie ormai disabitate, città private della loro stessa anima, il vero nemico dei due caporali è il tempo. Il tempo che li separa dall’ora decisiva ma anche quello che li separa dall’agognata fine del conflitto, nel 1918.
Generazione di stelle britanniche
Il regista Sam Mendes ha ‘arruolato’ i maggiori interpreti del cinema britannico moderno per il suo film. Oltre ai giovani Chapman e MacKay, perfetti proprio per i loro visi puliti e l’aspetto ordinario, il cast vanta la presenza di Colin Firth nei panni del generale Erinmore, di Benedict Cumberbatch in quelli del colonnello Mackenzie, di Richard Madden (è lui il fratello da salvare), di Mark Strong e di Andrew Scott. Nonostante i nomi importanti, va apprezzata la totale assenza di divismo. Proprio come nella trama, anche tra i protagonisti non c’è un eroe da osannare. I risultati arrivano grazie ad un serrato gioco di squadra in cui le immagini parlano più delle parole, mentre i dialoghi echeggiano in un contesto di assoluta desolazione e rendono onore ad interpreti innegabilmente all’altezza della situazione.

Una regia impeccabile
Appare evidente che Sam Mendes abbia operato delle scelte ben precise per il suo masterpiece, il quale non sarà originale (basti pensare a Salvate il soldato Ryan o Dunkirk) ma è stato eseguito con una maestria tale da garantirgli un posto d’onore nel firmamento cinematografico. La sua è una regia attenta e sensibile, elegante e salda, che punta molto sui piani sequenza e su quello che trasmettono. Ne deriva un continuum snervante, che immerge nel contesto “guerra” senza dare un attimo di respiro. Al tempo stesso, bisogna riconoscere che degli orrori si vedono più gli effetti che le cause. In questo modo lo spettatore non ha la percezione di ciò che sta per arrivare se non nel momento esatto in cui arriva, al pari dei personaggi. Infine, impossibile non apprezzare l’impeccabile fotografia di Roger Deakins, capace di giocare una partita priva di qualsivoglia sbavatura.

Messaggio moderno
1917, oltre a rappresentare un perfetto esercizio di stile, fa passare un messaggio tragicamente moderno: l’inutilità della guerra, in cui le uniche vere vittorie sono rappresentate dalla sopravvivenza e della fine del conflitto. Per quei soldati spesso la morte è semplicemente rimandata. Loro non sono eroi in senso stretto ma lo sono in quanto detentori di umanità. Insomma, potrebbe trattarsi benissimo di una morale narrata dal nonno ai propri nipoti, e in effetti sembra proprio che la genesi della pellicola abbia seguito esattamente i racconti del nonno di Mendes – che firma anche la sceneggiatura insieme a Krysty Wilson-Cairns. Ne deriva un progetto assolutamente veritiero e al tempo stesso tecnicamente ambizioso, che soddisfa sotto ogni punto di vista e che inevitabilmente si presenta agli Oscar 2020 come il film da battere.
1917 arriva nelle sale italiane il 23 gennaio distribuito da 01 Distribution.